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Agrigento, il vescovo sull'uomo che ha ucciso il figlio: vigilare sui vulnerabili

A sinistra l'arresto di Gaetano Rampello, a destra il figlio Vincenzo Gabriele

Un’altra tragedia familiare, nel giro di pochi giorni, ha scosso le nostre coscienze. Un ulteriore segnale di fragilità, che ci lascia sgomenti e richiede da parte di tutti, società civile e comunità cristiane, istituzioni e agenzie educative, famiglie e singoli individui; una maggiore attenzione alle nuove povertà di questo tempo. Una nuova ferita, che non può alimentare l’odio verso l’uccisore, ma non può neppure lasciarci indifferenti di fronte al male che serpeggia nei nostri contesti, a partire da quelli più sacri». Lo dice l’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, commentando l’omicidio di ieri a Raffadali dove un poliziotto di 57 anni Gaetano Rampello, ha ucciso il figlio ventiquattrenne, Vincenzo Gabriele.

Una tragedia che segue di pochi giorni quella di Licata, dove un uomo ha ammazzato, per una questione di eredità di terreni, il fratello, la cognata e i loro due figli di 7 e 8 anni.  “Nella festa della Presentazione di Gesù al tempio, mentre celebriamo l’accoglienza della Luce che rischiara le tenebre del mondo, imploro dal Dio della vita la pace eterna per Vincenzo Gabriele; esprimo la mia vicinanza ai familiari, agli amici e all’intera comunità di Raffadali; esorto tutti a una maggiore vigilanza sulle persone più vulnerabili e sulle situazioni familiari più delicate, perché nessuno sia lasciato da solo a portare pesi insostenibili e perché la solidarietà umana e cristiana prevenga altre simili tragedie» conclude.

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