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L’arcivescovo di Agrigento: «Diocesi ferita, Natale di turbamento»

Monsignor Alessandro Damiano accanto al sobrio presepe e all’albero di Natale nel palazzo vescovile

«La nostra Diocesi, la nostra provincia, è ferita per tanti motivi, soprattutto per le tragedie di questi giorni. Questo è un Natale che viviamo tra turbamento e stupore». Sono le parole pronunciate ieri dall’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, in occasione del tradizionale incontro con i giornalisti. Uno scambio di auguri segnato dal dolore e dalla commozione per le vittime di Ravanusa e Palma di Montechiaro. «Non si è spenta e non si spegnerà facilmente - ha sottolineato il presule - l’eco delle vittime di Ravanusa. L’eco del dolore dei familiari delle vittime. Perché le vittime sono nella pienezza della vita, io questo come credente lo devo dire. Io credo nella risurrezione, ma i familiari sono in mezzo a noi e vivono nel dolore. E poi ieri la tragedia di Palma con un’altra bimba che muore e che nasce alla vita. Però i sentimenti sono feriti. Fare Natale significa anche questo: accogliere morte e vita, vita e morte, verso un unico cammino».

Un momento di sofferenza e di lutto. «Sono gli eventi – ha aggiunto l’arcivescovo – e noi ci dobbiamo sempre riconciliare con gli eventi tragici, perché con quelli belli è facile convivere. Nell’ottica della fede dobbiamo guardare oltre a quelli “brucianti” e scrutare gli occhi di Gesù bambino che parla alla nostra vita. Questo periodo si vive tra turbamento e stupore. Anche Maria è rimasta turbata all’annuncio dell’Angelo e anche io sono rimasto turbato quando ho appreso la sciagura di Ravanusa e poi quella di Palma e ho dovuto sospendere il ragionamento, perché l’emozione e le lacrime incalzavano. Questo tempo di Natale è segnato dal turbamento, ma anche dallo stupore, che è racchiuso nella frase di Isaia che ho scelto per l’occasione. Non posiamo celebrare il Natale, se non alla luce della Pasqua».

Il Pastore della Chiesa agrigentina ha scelto l’immagine di Eleison 2021, dell’artista Filippo Riniolo e un brano biblico di Isaia. «Lo sguardo sul mondo dell’artista sta a indicare l’amore viscerale della madre verso il figlio. Con questa immagine voglio richiamare come in questo amore viscerale c’è la scintilla e poi la domanda che pone Isaia: “Ecco io faccio una cosa nuova, dice il Signore, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”. Questa domanda è l’augurio che faccio a me, a questa Chiesa, agli uomini e alle donne di buona volontà a voi nella vostra professione di giornalisti, non ve ne accorgete del nuovo che il Signore fa nella storia? È l’augurio che possa raggiungere il nostro “adesso”, sta a noi accorgercene».

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