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Mafia a Canicattì: confermati i domiciliari per l'ex poliziotto accusato di essere la "talpa"

L'avvocato Porcello il giorno del suo arresto

Il tribunale del riesame di Palermo ha ribadito gli arresti domiciliari per l'ispettore di polizia Filippo Pitruzzella, 60 anni, all’epoca dei fatti in servizio al commissariato di Canicattì, indagato nella maxi inchiesta “Xydi”. La pronuncia, dopo l’annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione che, a seguito del ricorso dei difensori, gli avvocati Salvatore Manganello e Antonino Gaziano, aveva disposto un nuovo passaggio al tribunale del Riesame per valutare le esigenze cautelari.

Filippo Pitruzzella

Filippo Pitruzzella si trova ai domiciliari dopo il blitz del 2 febbraio ed è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per avere: in pratica, per gli inquirenti, era la "talpa" all'avvocato Angela Porcello, ritenuta la cassiera e consigliori della famiglia mafiosa di Canicattì e al compagno, l'imprenditore mafioso Giancarlo Buggea. Li avrebbe sempre informati sulle indagini nei confronti del mandamento mafioso, mettendoli al corrente di notizie riservate.

L'inchiesta

L'inchiesta del 2 febbraio, nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Trapani e Palermo, aveva fatto scattare 21 fermi, disarticolando il nuovo mandamento mafioso di Canicattì. In manette finirono elementi di spicco delle famiglie mafiose della Sicilia centromeridionale e occidentale. L’unico latitante è Matteo Messina Denaro. Le indagini hanno consentito di svelare un presunto sistema di controllo e gestione delle vendite e del commercio dei prodotti agricoli e delle relative intermediazioni che venivano imposte per zone di influenza delle diverse famiglie. All’ex legale Angela Porcello, a lungo compagna di Giancarlo Buggea, le indagini hanno ritagliato un ruolo di "consigliori e cassiera“ ma anche sodale a pieno titolo. I poliziotti invece avrebbero favorito Cosa nostra attraverso l’accesso illegale alle banche date ed imbeccate mirate a danneggiare la Stidda.

La Dda ha chiesto il rinvio a giudizio di 30 persone

La Dda di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio di 30 persone accusate a vario titolo di mafia ed estorsione e l'udienza preliminare si terrà il 13 dicembre prossimo, davanti al Gip di Palermo, Paolo Magro. L’udienza preliminare si svolgerà nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo.

Gli imputati

Gli imputati sono Giancarlo Buggea, 51 anni di Canicattì; l’ex avvocato Angela Porcello, 52 anni di Naro; Giuseppe Falsone, 52 anni di Campobello di Licata; Giuseppe Grassadonio, 51 anni di Campobello di Licata; Giuseppe Giuliana, 56 anni di Delia; Antonino Chiazza, 52 anni di Canicattì; Calogero Di Caro, 75 anni boss di cosa nostra di Canicattì; Pietro Fazio, 49 anni di Canicattì; Santo Gioacchino Rinallo, 61 anni di Canicattì, boss della stiddra; Calogero Paceco, 57 anni di Naro; Simone Castello, 62 anni di Villabate; Antonio Gallea, 64 anni di Canicattì della stiddra coinvolto nell’omicidio Livatino quale uono dei mandanti; Antonino Oliveri, 36 anni di Canicattì; Diego Emanuele Cigna, 22 anni di Canicattì; Gregorio Lombardo, 67 anni di Favara; Luigi Boncori, 69 anni di Ravanusa; Giuseppe Sicilia, 42 anni di Agrigento; Matteo Messina Denaro, 59 anni di Castelvetrano; il poliziotto Giuseppe D’Andrea, 40 anni di Agrigento in servizio al commissariato di Canicattì; l’ex ispettore dello stesso commissariato Filippo Pitruzzella, 61 anni di Canicattì; Luigi Carmina, 56 anni di Ravanusa; Gianfranco Roberto Gaetani, 53 anni di Naro; Gaetano Lombardo, 65 anni di Ravanusa; Giuseppe Pirrera, 62 anni di Favara; Giovanni Nobile, 60 anni di Naro; Stefano Saccomando, 44 anni di Agrigento; Calogero Valenti, 56 anni di Canicattì; gli avvocati Annalisa Lentini, 41 anni, e Calogero Lo Giudice, 47 anni, di Canicattì;  Vincenzo Di Caro, 40 anni di Canicattì, socio di un punto posta privato.

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