Sarà il convegno “L’influenza della religione nella lotta alla mafia” a dare solennità alla tappa agrigentina della Direzione Investigativa Antimafia in programma giovedì prossimo per la celebrazione del trentennale della sua istituzione. Un tema che richiama in un qualche modo l’anatema alla mafia di San Giovanni Paolo II del 9 maggio 1993 a Piano S. Gregorio con alle spalle il Tempio della Concordia in cui profetizzò l’elevazione agli onori degli altari del giudice Rosario Livatino ucciso il 21 settembre 1990 alle porte di Agrigento. L’iniziativa si svolgerà con inizio alle 11 del 25 novembre prossimo nel museo archeologico “Pietro Griffo” di Agrigento.
Alla presenza del direttore della D.I.A. Maurizio Vallone interverranno come relatori Antonio Basilicata, generale di brigata dei carabinieri vice direttore amministrativo della D.I.A.; Massimo Cozzolino, segretario generale della Confederazione Islamica in Italia; Maskil Ariel Finzi, Rabbino della Comunità Ebraica di Napoli; Padre Stefano Cecchin, presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale; Luigi Patronaggio, Procuratore capo della Repubblica di Agrigento; il prefetto Michele Di Bari, Capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno; e don Alessandro Damiano, Arcivescovo di Agrigento. Oltre alle massime autorità provinciali all’incontro celebrativo sono stati invitati i familiari delle vittime innocenti della barbarie mafiosa. Nel 2011 in coincidenza del ventennale della creazione della D.I.A. è stato emesso un francobollo con i volti dei giudici Paolo Borsellino, Rosario Livatino e Giovanni Falcone che ne fu l’ispiratore e che si ritrovarono a lavorare insieme sulla mafia agrigentina e sui suoi collegamenti con il resto della Sicilia.
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