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La casa degli orrori a Licata, le vittime citano pure la Regione

Le vittime chiedono di citare in giudizio i loro Comuni di residenza e la Regione Sicilia in qualità di «responsabili civili»: in sostanza avendo disposto, in ragione delle proprie competenze in materia di assistenza sociale, il ricovero nella comunità di Licata, in caso di condanna degli imputati potrebbero essere chiamati al risarcimento. Il processo scaturito dalla maxi inchiesta Catene spezzate, che nel 2015 fece scattare alcune misure cautelari, è iniziato dopo i rinvii a giudizio decisi dal gup. I disabili psichici, sostiene l’accusa, venivano tenuti in stanze sporche: isolati dal resto del mondo, senza alcuna possibilità di contattare i familiari e costretti al digiuno. Uno di loro sarebbe stato persino legato al letto con una catena per evitare che potesse allontanarsi. Fra gli imputati anche l’imprenditore ed ex presidente del consiglio comunale di Favara, Salvatore Lupo, ucciso a 45 anni il giorno di Ferragosto in un bar da un killer che gli ha esploso addosso tre colpi di pistola prima di fuggire.

Sul Giornale di Sicilia oggi in edicola un ampio servizio di Gerlando Cardinale

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