Dieci anni di reclusione per la zia, uno in meno per lo zio: il pubblico ministero di Agrigento, Gloria Andreoli, ha chiesto la condanna dei coniugi di Naro, finiti a processo con l’accusa di avere segregato in casa il nipote disabile di 33 anni, legandolo al letto con una catena alla caviglia.
I due imputati - difesi dagli avvocati Teresa Alba Raguccia e Mauro Tirnetta - sono stati arrestati il 26 ottobre del 2019, dopo un blitz dei carabinieri, avvisati con una lettera anonima, che hanno liberato il ragazzo.
Il trentenne, secondo quanto ipotizzato, sarebbe stato ripetutamente percosso e umiliato dagli zii tutori. Accuse che gli stessi imputati hanno ammesso in aula provando a giustificarsi.
«Le sue condizioni psichiatriche si erano aggravate - hanno detto all’udienza precedente - ed era diventato impossibile gestirlo. Abbiamo anche chiesto aiuto ai servizi sociali ma non abbiamo avuto alcuna risposta».
Alle accuse di maltrattamenti e sequestro di persona, per le quali sono stati arrestati, il pubblico ministero Gloria Andreoli ne ha aggiunta un’altra in un secondo momento, ovvero quella di peculato. I due tutori secondo quanto avrebbero accertato gli sviluppi dell’indagine, si sarebbero appropriati di circa 65 mila euro del ragazzo. I difensori illustreranno le loro arringhe il 27 ottobre.
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