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L'omicidio di Salvatore Lupo a Favara, alla tempia il colpo mortale: esclusa la pista mafiosa

Sono stati due colpi di arma da fuoco ad uccidere Salvatore Lupo: il primo quello che ha determinato la morte immediata, alla tempia; il secondo sotto l’ascella. Un terzo colpo, forse il primo esploso da un revolver calibro 38, non è andato a segno. A sparare un killer molto probabilmente più alto della vittima, che ha mostrato estrema dimestichezza e precisione nell’utilizzare una pistola. Sono questi gli elementi emersi al termine dell’autopsia effettuata dal dottor Cataldo Raffino all’interno dell’obitorio dell’ospedale di Agrigento, sul cadavere di Salvatore Lupo, ex presidente del consiglio comunale di Favara, ucciso il giorno di ferragosto all’interno dell’American Snack Bar in via 4 novembre.

L’esame autoptico è stato eseguito nel primo pomeriggio di ieri. Secondo le prime indiscrezioni trapelate, il killer ha sparato da una distanza di circa 60-80 cm dalla vittima, posizionata di fronte al bancone del bar. Presenti i legali delle sei persone offese –gli avvocati Salvatore Pennica e Mimmo Russello –individuate nei parenti più stretti e nella moglie. Quest’ultima ha nominato anche un consulente tecnico di parte presente all’esame: la dottoressa Lorendana Minacapilli Marotta).

Entro 90 giorni è atteso l’esito della perizia necroscopica che certificherà con precisione le cause specifiche della morte di Lupo e «quanto altro di utile» per le indagini sul delitto.

Intanto la Procura di Agrigento, con a capo Luigi Patronaggio, l’aggiunto Salvatore Vella ed i sostituti Paola Vetro e Barbara Cifalinò, ha aperto un fascicolo di inchiesta. Le indagini procedono spedite, ma sono rese difficili dall’assenza di testimonianze determinanti. Nessuno ha visto niente, nessuno ha saputo fornire indicazioni utili alle investigazioni dei carabinieri.

Un agguato «programmato nei minimi particolari ed eseguito a sangue freddo» dicono gli inquirenti, i quali ad oggi escludono che sia un delitto di mafia. Secondo quanto si apprende dai verbali delle persone sentite, non emergerebbero infatti testimonianze significative per trovare il killer.

Anche sul fronte telecamere non ci sarebbero impianti di video sorveglianza attivi nella zona e l’unico occhio elettronico vicino al luogo dell’omicidio non inquadra il bar. Insomma, un delitto che presenta molti lati oscuri nonostante gli inquirenti stiano cercando, in tutti i modi, di poter ottenere alcune informazioni utili da chi ha assistito all’esecuzionem ma dice di non aver visto o sentito nulla. Una sorta di silenzio omertoso che in una città come Favara fa male, visto che negli ultimi tempi ci sono stati molti imprenditori che hanno iniziato a denunciare il pizzo e che non hanno avuto paura di scardinare antiche tradizioni.

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