Il gip del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, ha emesso un’ordinanza cautelare in carcere nei confronti di Marco Campione, personaggio chiave della maxi inchiesta «Waterloo» che ruota attorno alla sua figura e che, all’alba di mercoledì, ha fatto scattare otto fermi che, comunque, non sono stati convalidati. Per altri quattro indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre due sono stati rimessi in libertà. Un altro era stato rimesso in libertà ieri.
Oltre al sessantenne imprenditore, titolare di una catena di aziende che operano nel commercio di diversi settori, erano finiti in cella: Pietro Arnone, 58 anni, amministratore unico di Hydortecne, società gemella di Girgenti Acque; Calogero Patti, 53 anni, dipendente di Girgenti Acque; Angelo Piero Cutaia, 51anni, direttore amministrativo di Girgenti Acque; Gian Domenico Ponzo, 54 anni, direttore generale Girgenti Acque; Francesco Barrovecchio, 61 anni, responsabile tecnico Hydortecne; Calogero Sala, 61 anni, direttore tecnico e progettazione Girgenti Acque; Igino Della Volpe, 63 anni, membro del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque. Della Volpe, Barrovecchio e Sala sono tornati liberi. Campione resta in carcere e gli altri quattro - Arnone, Cutaia, Patti e Ponzo - finiscono ai domiciliari.
Della Volpe, fermato a Taranto, è stato rimesso in libertà ieri pomeriggio dal gip del tribunale pugliese Rita Romano. Il giudice, come chiesto dal suo difensore, l’avvocato Daniela Posante, è stato scarcerato in quanto non sono stati ritenuti sussistenti nè le esigenze cautelari nè il pericolo di fuga. Di conseguenza non è stato convalidato il fermo e non è stata accolta la richiesta di applicazione di misura. Il gip del Tribunale di Verbania Elenia Cerotti, oggi, non ha convalidato il provvedimento di fermo, non applicando nessuna misura cautelare, a carico di Barrovecchio.
L’ingegnere, difeso dall’avvocato Serafino Mazzotta, è tornato libero in mattinata. Il giudice ha ritenuto che, pur in presenza di un quadro indiziario solido, non vi siano esigenze cautelari che giustificano l’applicazione di una misura cautelare nè elementi da cui desumere il pericolo di fuga. Infine la decisione del gip Provenzano, chiamato a decidere sui sei indagati, fermati ad Agrigento, che ha disposto il carcere per il solo Campione.
L’ex presidente di Girgenti Acque avrebbe messo in piedi una vera e propria rete di professionisti, politici, pubblici funzionari, uomini delle istituzioni e delle forze dell’ordine, corrompendoli o, comunque, asservendoli, con la distribuzione di posti di lavoro e incarichi per familiari e amici. La società che gestiva il servizio idrico, commissariata nel novembre del 2018 in seguito all’inchiesta, in questo modo, avrebbe potuto operare in maniera spregiudicata senza timore di controlli e conseguenze amministrative o giudiziarie. I sei indagati fermati ad Agrigento (assistiti dagli avvocati Giuseppe Scozzari, Lillo Fiorello, Omar Giampaolo Mohamed Ahmed, Giuseppe Dacquì, Silvio Miceli e Vincenzo Campo) si erano tutti avvalsi della facoltà di non rispondere a eccezione di Sala che aveva respinto ogni accusa. L’inchiesta, coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio, dall’aggiunto Salvatore Vella e da un pool di pm composto da Paola Vetro, Antonella Pandolfi e Sara Varazi, quindi, ha retto, per alcune delle principali posizioni, al primissimo vaglio. (AGI)
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