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Mafia, arsenale sotterrato davanti casa: confermata la condanna a boss di Agrigento

Confermata la condanna a 7 anni e 4 mesi per il boss Antonio Massimino, 52 anni, attualmente al 41 bis dopo l’arresto nell’operazione Kerkent. Singole assoluzioni dalle accuse di ricettazione e detenzione di due "penne pistola". Assolto, invece, «per non avere commesso il fatto», il nipote 27enne Gerlando.

I due erano stati arrestati dopo essere stati sorpresi a occultare un arsenale davanti all’ingresso della casa di campagna del capomafia, nei pressi del Villaggio Mosè. I giudici della Corte di appello di Palermo hanno riformato, in parte, il verdetto, emesso il 23 gennaio dell’anno scorso, dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, che hanno condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione Antonio Massimino, arrestato il 5 febbraio del 2019 insieme al nipote, dopo essere stati sorpresi a occultare un arsenale davanti all’ingresso della casa di campagna del capomafia, nei pressi del Villaggio Mosè.

Quattro anni, 5 mesi e 10 giorni erano stati inflitti al giovane, adesso del tutto scagionato. La difesa, che ha sempre sostenuto l’estraneità alle accuse del 27enne, immortalato nel video insieme allo zio mentre lo aiuta a occultare una sacca all’esterno della sua abitazione, aveva sostenuto che il giovane imputato non sapesse cosa vi fosse all’interno.

Massimino e il nipote sono stati bloccati dai carabinieri dopo avere visionato le immagini della telecamera, puntata sull'abitazione del capomafia, nell’ambito di un altro procedimento di cui non si sa ancora nulla. Per quanto riguarda il nipote, il legale aveva insistito e chiesto l’assoluzione sostenendo che, dal filmato, in cui si vedono i due imputati occultare una sacca chiusa con le armi, «non si evince in maniera chiara il contributo in termini di consapevolezza che avrebbe dato. Potrebbe non sapere neppure cosa vi fosse all’interno». Il sostituto procuratore generale, Emanuele Ravaglioli, al contrario, aveva chiesto la conferma delle due condanne. Dentro il sacco, sotterrato e coperto con delle frasche, sono state trovate un’arma da fuoco, una semiautomatica calibro 7,65, con la matricola totalmente abrasa, una pistola con caricatore, completo di sei cartucce, inserito e dunque verosimilmente pronta all’uso; 200 cartucce di vario calibro e infine due penne pistola calibro 6,35, uguali a quelle viste nei film degli «007».

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