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Girgenti Acque nella bufera, commissari in disaccordo

«Dimissioni irrevocabili» in contrasto con l’operato del commissario nominato dal tribunale che avrà il compito di gestire la complessa situazione debitoria di Girgenti Acque. Uno dei due commissari prefettizi, Giuseppe Massimo Dell’Aira, nominato in seguito all’interdittiva antimafia che ha esautorato dalla gestione il management capitanato dall’imprenditore Marco Campione, lascia spiegando le sue ragioni attraverso una lunga lettera inoltrata, per conoscenza, a Procura della Repubblica, all’Ati, alla Regione ma anche all’ex prefetto Dario Caputo, che lo nominò insieme a Gervasio Venuti.

Dell’Aira spiega che a contribuire alla sua «irrevocabile determinazione» è stato, dice, anche «Il singolare e a mio avviso illegittimo “commissariamento dei commissari prefettizi” ad opera del commissario giudiziale, che rivendica poteri in contrasto con l’ormai consolidata giurisprudenza di merito dei Tribunali, non solo agrigentini, sulla netta autonomia tra l’azione della gestione prefettizia e quella effettivamente riferibile all’insolvente (già nel novembre 2018 e per oltre 90 milioni di euro) Girgenti Acque Spa, in “collegamento” con la Hydortechne».

Il riferimento è al commissario nominato dal tribunale fallimentare di Palermo, Aurelio Mirone, che ha il compito di valutare l’ammissibilità dei debiti della Girgenti Acque a procedure agevolate. In ballo c’è un patrimonio di oltre 100 milioni di euro. Dell’Aira, infatti, nel difendere il suo lavoro, sostenendoche «Tutti gli impegni assunti con la nomina sono stati rispettati, garantendo senza aggravi d’oneri un miglioramento della qualità del servizio, e mantenendo integralmente i livelli occupazionali già in essere, ancorché in precedenza incisi da illegittime procedure di licenziamento collettivo avviate dal concessionario e sanzionate di nullità dal giudice del lavoro».

Aurelio Mirone avrebbe «segnalato ai commissari prefettizi l’impossibilità di procedere al pagamento dei debiti, compresi quelli tributari e previdenziali maturati in data precedente a quella in cui è stato dichiarato lo stato insolvenza».

Questi debiti andrebbero ricadere sulla gestione commissariale, con alcuni fornitori che potrebbero chiudere le porte a Girgenti Acque dopo lunga attesa. Il tutto con il rischio che con il mancato pagamento dei versamenti ai lavoratori, la società si veda rifiutata il Durc e, quindi, non possa continuare a operare.

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