"Accogliendo il desiderio del cardinale Montenegro, concediamo che il venerabile servo di dio Angelo Rosario Livatino d'ora in poi sia chiamato beato e che, ogni anno, si possa celebrare la sua festa il 29 ottobre". È con queste parole che il giudice Rosario Livatino è stato proclamato beato nel corso di una cerimonia solenne celebrata nella cattedrale di Agrigento. In contemporanea il reliquario dove è contenuta la camicia indossata dal beato il giorno in cui venne ucciso dalla mafia è stato collocato in una teca della cattedrale. Si tratta di un reliquiario realizzato in argento martellato e cesellato.
La cerimonia, officiata dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, si è svolta in una Agrigento blindata. Presenti autorità civili e militari: tra gli altri, il presidente della corte d'appello di Palermo Matteo Frasca, il procuratore generale di Caltanissetta Lia Sava, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e il cardinale di Agrigento Francesco Montenegro.
Il magistrato è stato ricordato da Papa Francesco al Regina Caeli: "Oggi ad Agrigento è stato beatificato Rosario Angelo Livatino, martire della giustizia e della fede nel suo servizio alla collettività come giudice integerrimo che non si è lasciato mai corrompere. Si è sforzato di giudicare non per condannare ma per redimere. Il suo lavoro lo poneva sempre sotto la tutela di Dio, per questo è diventato testimone del Vangelo, fino alla morte eroica. Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo a essere leali difensori della legalità e della libertà".
"Rosario Livatino è stato un modello di giustizia coniugata al dono della fede - ha detto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci a margine della cerimonia -. Ha saputo conciliare la parola del Cristo e il dovere di obbedire alle leggi del diritto e la mafia per questo lo ha ucciso, perché era simbolo e testimonianza".
Fra i presenti anche il senatore di Leu ed ex procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, autore di un lungo articolo in ricordo di Livatino sul Giornale di Sicilia oggi in edicola: "La sua figura è importante perché abbiamo bisogno di modelli come lui che testimonino la grande dedizione di tanti magistrati in un momento in cui la magistratura non gode della fiducia dei cittadini. rappresenta i tanti magistrati che fanno in fondo il loro dovere".
Il cardinale Montenegro ha ricordato lo storico grido di San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, proprio dopo aver incontrato i genitori del giudice Livatino: "Da allora la nostra chiesa ha sentito il bisogno di conoscere meglio la figura del giovane giudice. Le testimonianze raccolte e la ricostruzione della vita del beato Livatino ci hanno spinto ad aprire la fase diocesana del processo di beatificazione.
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