Spese pazze tra pranzi, cene, trasferte e acquisti personali con le carte di credito del consorzio universitario di Agrigento. La procura di Agrigento chiude l’inchiesta e fa notificare l’avviso - propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio - per 4 dirigenti. Nella lista, innanzitutto, l’ex presidente Joseph Mifsud, misteriosa figura al centro dell’intrigo internazionale «Russiagate» di cui si sono perse le tracce da anni.
Mifsud era stato nominato presidente del Consorzio universitario di Agrigento nel 2009 su indicazione dell’allora presidente della Provincia Eugenio D’Orsi. L’accademico, di recente, è stato anche condannato dalla Corte dei Conti di Palermo a risarcire un danno erariale alla provincia di Agrigento.
Mifsud è sparito dopo che, nell’ottobre del 2017, gli investigatori Usa dell’epoca resero noto il suo coinvolgimento nel Russiagate. Non si trova né nel suo appartamento a Roma, né presso il suo ex campus alla Link university, né a Londra. Il Comitato nazionale democratico che ha citato in giudizio anche Mifsud in merito all’hackeraggio di migliaia di email di Hillary Clinton nel 2016, ha detto che il professore «è scomparso o forse morto».
L’avviso di conclusione delle indagini, firmato dal procuratore Luigi Patronaggio, dall’aggiunto Salvatore Vella e dal pm Chiara Bisso ha, inoltre, come destinatari Olga Matraxia, ex dirigente del settore Affari generali dell’ente, Andrea Occhipinti, dirigente del settore finanziario e Giuseppe Vella, direttore amministrativo e firmatario dei mandati di pagamento.
L’accusa, ipotizzata per tutti per fatti risalenti agli anni 2012 e 2013, è di peculato. La somma sottratta ammonterebbe a circa 50 mila euro. I vertici del Consorzio universitario, in particolare, avrebbero usato indebitamente le carte di credito di cui avevano disponibilità destinandole a spese esclusivamente personali come trasferte con mezzi aerei, acquisti per biglietti di treno o soggiorni in hotel, anche per i loro accompagnatori, giustificando le spese con inesistenti ragioni di rappresentanza istituzionale. Al solo Mifsud viene contestato di avere speso 2500 euro per acquistare iPad, MacBook e altri costosi dispositivi elettronici.
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