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Mafia a Canicattì, confermate le misure cautelari: 15 restano in carcere, i nomi

Un frame dell'operazione Xydi

Quindici indagati restano in carcere, due ai domiciliari; rigettato l’arresto per quattro indagati e nessuna decisione per il superlatitante Matteo Messina Denaro e l’ergastolano boss Giuseppe Falsone, per i quali i pm della Dda Claudio Camilleri, Geri Ferrara e Gianluca De Leo non hanno ritenuto di chiedere alcuna misura che, di fatto, non avrebbe avuto alcun effetto pratico.

Il gip di Palermo, Lirio Conti, ha emesso l’ordinanza di rinnovazione per i 23 indagati dell’inchiesta «Xydi», che ha stretto il cerchio sull'ultimo superlatitante di Cosa Nostra e disarticolato il mandamento mafioso di Canicattì di cui l’avvocato Angela Porcello sarebbe stata, secondo l’accusa, la cassiera e braccio destro del compagno Giancarlo Buggea, già pregiudicato per mafia.

Il magistrato di Palermo, in pratica, ha recepito interamente i provvedimenti dei gip di Agrigento, Stefano Zammuto e Alessandra Vella, che avevano convalidato 17 fermi e trasmesso gli atti al tribunale competente per le indagini di mafia. Gli altri 4 fermi erano stati trattati dai gip di Caltanissetta, Siracusa e Napoli Nord: anche per queste posizioni non ci sono state modifiche. Ventitrè giorni dopo l’operazione, il quadro, quindi, è completo. Nei confronti di Buggea e Porcello è stato confermata la custodia in carcere.

I due poliziotti coinvolti - Filippo Pitruzzella, 60 anni, ispettore fino a poche settimane fa in servizio al commissariato di Canicattì e Giuseppe D’Andrea, 50 anni, assistente capo in servizio nello stesso ufficio - sono stati posti agli arresti domiciliari. Pitruzzella, - assistito dagli avvocati Salvatore Manganello e Antonino Gaziano - era stato interrogato nel carcere di Trapani e aveva respinto le accuse: gli si contesta il concorso esterno in associazione mafiosa per avere rivelato informazioni riservate su indagini in corso all’avvocato Porcello e a Buggea.

Quest’ultimo si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre l’ex compagna si è difesa respingendo le accuse. D’Andrea, ascoltato nel carcere Pagliarelli di Palermo, difeso dagli avvocati Daniela Posante e Antonella Arcieri, aveva risposto alle domande del gip respingendo le accuse: il fermo non era stato convalidato ma era stata firmata un’ordinanza di applicazione dei domiciliari. Anche per lui, come per tutti gli altri, la decisione è stata confermata.

Restano in carcere: Calogero Di Caro, 74 anni, boss di Canicattì; Diego Emanuele Cigna, 21 anni, di Canicattì; Pietro Fazio, 48 anni, di Canicattì; Gregorio Lombardo, 66 anni, di Favara; Gaetano Lombardo, 64 anni; Calogero Paceco, 56 anni, di Naro; Giuseppe Sicilia, 42 anni, di Favara; Luigi Boncori, 69 anni, di Ravanusa; Antonino Chiazza, 51 anni, di Canicattì, Simone Castello, 71 anni, di Villabate; Antonio Gallea, 64 anni, di Canicattì; Giuseppe Giuliana, 55 anni, nato in Francia; Santo Gioacchino Rinallo, 60 anni, di Canicattì.

Confermato, invece, il no alla misura in carcere di Giuseppe Pirrera, 62 anni, di Favara; Gianfranco Gaetani, 53 anni, di Naro; Luigi Carmina, 55 anni, di Caltanissetta e Antonino Oliveri, 36 anni, di Canicattì. I quattro indagati (difesi dagli avvocati Giuseppe Barba, Michele Giovinco, Stefano Argento e Filippo Gallina) sono tornati liberi.

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