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Migranti, motopesca non soccorse naufraghi al largo di Lampedusa: 7 condanne

I soccorsi ignorati prima della strage: secondo il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Alessandro Quattrocchi, i sette componenti dell’equipaggio del peschereccio «Aristeus», accusati di non essersi fermati a soccorrere l’imbarcazione, stracolma all’inverosimile con almeno 520 immigrati, che stava per colare a picco, sono colpevoli di omissione di soccorso.

La pena più alta - 6 anni di reclusione - è stata inflitta al comandante. Si tratta di Matteo Gancitano, 67 anni, di Mazara del Vallo, Quattro anni ciascuno ai componenti dell’equipaggio, quattro dei quali sono africani (tre tunisini e un senegalese) e due mazaresi, ovvero Alfonso Di Natale e Vittorio Cusumano.

Nella strage del 3 ottobre del 2013 ci furono 366 morti accertati al largo di Lampedusa. L’imbarcazione stava per affondare e l’equipaggio del peschereccio proseguì senza fermarsi a soccorrere i profughi né tantomeno avvisare le autorità. È questa l’ipotesi della Procura della Repubblica di Agrigento - l’inchiesta è stata condotta dal procuratore Luigi Patronaggio e dal pm Andrea Maggioni, l’accusa in giudizio è stata rappresentata dal pm Gloria Andreoli - che ha avuto adesso il vaglio del tribunale.

L’inchiesta fu avviata sulla base delle denunce dei sopravvissuti, che hanno raccontato di avere visto passare un peschereccio che, nonostante i segnali di allarme, non si prestò a soccorrerli né furono avvisate le autorità marittime. Gli imputati sono stati già sentiti durante le indagini e hanno respinto le accuse sostenendo di non essersi fermati e di non avere allertato i soccorsi perchè non avevano compreso che l’imbarcazione si trovava in difficoltà.

«Siamo partiti due giorni fa dal porto libico di Misurata, - hanno raccontato alcuni superstiti alla sciagura - su quel barcone eravamo in 500. Non riuscivamo nemmeno a muoverci. Durante la traversata tre pescherecci ci hanno visto ma non ci hanno soccorso». Oltre ai superstiti aveva confermato questa versione lo stesso scafista dell’imbarcazione - Khaled Bensalem, 36 anni, tunisino - arrestato pochi giorni dopo e condannato definitivamente a 18 anni di carcere per omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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