Un fermo per l’omicidio di Michelangelo Marchese, 89enne di Palma di Montechiaro, ucciso l’11 Luglio scorso nel corso di una rapina presso la sua abitazione. I carabinieri hanno fermato una badante rumena di 26 anni con l’accusa di omicidio.
L'anziano era stato ritrovato due giorni dopo morto, legato mani e piedi, su una sedia nella sua casa di via Pietro Attardo. A fare la macabra scoperta era stato il figlio, insospettito dal fatto che il padre da diversi giorni non rispondesse alle sue telefonate.
Secondo la ricostruzione la donna era, dal giorno precedente l'omicidio, la badante dell’anziano uomo e prima di ucciderlo lo avrebbe rapinato, sottraendogli tra l’altro la macchina.
La svolta alle indagini è avvenuta pochi giorni fa con il ritrovamento del veicolo appartenuto alla vittima. L'auto è stata trovata in possesso di un pregiudicato di Canicattì il quale, interrogato dagli inquirenti, ha rivelato che la donna, dopo l’omicidio, lo avrebbe contattato chiedendogli di portare il veicolo in un autodemolitore, richiesta però non soddisfatta dall’uomo.
La donna era già detenuta nel carcere di Catania, dove si trovava per aver tragredito l'obbligo di dimora cui era stata precedentemente sottoposta per l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale avvenuta a Canicattì e a causa di una lite avvenuta nel carcere di Agrigento. Ieri, è stata quindi accompagnata a Licata per la notifica di un provvedimento di espulsione ed in contemporanea i carabinieri le hanno mostrato il fermo di indiziato di delitto alla presenza del suo avvocato.
Gli inquirenti hanno sospettato sin da subito che si trattava di una rapina violenta finita male. A rafforzare l'ipotesi l'autopsia che ha svelato che Marchese era morto per soffocamento. L’autore del gesto, dopo aver messo tutto a soqquadro, era fuggito portando via l’autovettura dell’uomo ma lasciando dietro di sé delle tracce che gli investigatori hanno raccolto e analizzato.
Anche le prime testimonianze raccontavano di una donna di corporatura esile e dai capelli mori che negli ultimi giorni frequentava la casa dell’anziano. Poi le impronte digitali, rinvenute su parte del mobilio ed esaminate dal Ris di Messina, hanno confermato i sospetti sulla donna, per la quale è scattato l'arresto. La giovane è stata trasferita nel carcere di Agrigento.
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