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Canicattì, uccise a pugni il padre dell'amico durante una lite: condannato

Morto per sedare una lite, preso a pugni sul volto dall'amico del figlio. La vittima si chiamava Giuseppe Cacciatore e sarebbe intervenuto in difesa del figlio in occasione di un contrasto con l’imputato. Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione, per l’accusa di omicidio preterintenzionale, il ventinovenne Giuseppe Cutaia, di Canicattì.

La vicenda risale al 26 agosto del 2015 quando il ragazzo, secondo la ricostruzione, a margine di un incontro per risolvere un litigio precedente avuto con il figlio di Cacciatore, avrebbe colpito con alcuni pugni al volto l’uomo che morì poco dopo.

In un primo momento gli inquirenti indagarono per l’ipotesi di reato di lesioni personali ipotizzando che non vi fosse una relazione tra l’aggressione e la morte che, secondo la prima attività di indagine, sarebbe stata causata da sindrome coronarica acuta che nulla, quindi, aveva a che vedere con i colpi subiti.

La nuova contestazione di omicidio preterintenzionale scaturisce da ulteriori accertamenti medici dai quali si evincerebbe un nesso fra i colpi ricevuti e il decesso che sarebbe stato provocato a causa dell’"increzione di ormoni catecolaminici che sviluppava una sindrome coronarica acuta".

La difesa di Cutaia, affidata agli avvocati Angela Porcello e Diego Guadagnino, aveva sostenuto l’assenza di un nesso fra le lesioni riportate a causa dei pugni e la morte. La pena decisa dal giudice (di due anni inferiore di quella chiesta dal pm Paola Vetro) è già ridotta di un terzo per effetto del giudizio abbreviato.

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