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Grotte, prese a calci la compagna per farla abortire: condannato ma ora è libero

Era stato condannato a due anni di reclusione e risarcimento per la vittima, ma la pena è stata sospesa e gli arresti domiciliari revocati. Lo ha deciso il giudice dell'udienza preliminare di Agrigento, Stefano Zammuto, nei confronti di un fornaio quarantaduenne di Grotte riconosciuto colpevole di maltrattamenti e stalking ai danni dell’ex compagna.

Secondo quanto sostiene l'accusa, la donna sarebbe stata maltrattata dal novembre del 2016 all’aprile del 2018. Le minacce, in diverse circostanze sarebbero state finalizzate a costringerla ad abortire. «Mi picchiava ripetutamente, in una circostanza mi ha dato calci allo stomaco quando ero incinta. Ma non solo, di recente l’ho ancora denunciato perchè ha ripreso a perseguitarmi». La donna, con queste parole, aveva confermato in aula le accuse all’imputato.

Per effetto del giudizio abbreviato, la pena decisa dal giudice è ridotta di un terzo. A conclusione della requisitoria, il pubblico ministero Gianluca Caputo aveva chiesto il doppio esatto della condanna - 4 anni - per entrambe le imputazioni. Il commerciante, difeso dagli avvocati Nicolò Grillo e Vincenzo Vella, dovrà risarcire la vittima - costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Gianfranco Pilato - pagando anche una provvisionale di duemila euro. La pena è stata sospesa perché entro il tetto dei due anni, così l'imputato è tornato libero.

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