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Coronavirus: bloccato ad Antigua per settimane, ristoratore di Favara torna a casa

«Ero rimasto con 400 euro e con i medicinali in esaurimento, mi avevano detto che sarei dovuto restare per altri due mesi ed ero disperato». Gerlando Cappello, il ristoratore originario di Porto Empedocle, rimasto «imprigionato» per settimane ad Antigua, dove si trovava da mesi per una consulenza lavorativa, è riuscito a tornare dalla sua famiglia a Favara, dove vive e dove resterà in quarantena, come da protocollo, per quattordici giorni.

Cappello era volato nell’isola dei Caraibi prima che il mondo conoscesse il Coronavirus che lo sta mettendo in ginocchio.

«Là, in pratica, non esiste. Solo nei giorni scorsi - racconta - hanno chiuso l’aeroporto perchè alcuni inglesi hanno portato il virus, ma non ci sono altre misure di contenimento e mi auguro che i contagi si fermino lì perchè non c'è un servizio sanitario che consentirebbe di gestire l’emergenza». Il ristoratore era rimasto sull'isola perchè il passaporto italiano, dal Canada, dove avrebbe fatto scalo, non venne accettato e altri voli furono cancellati. Sia lui che i familiari hanno provato a contattare la Farnesina per email e al telefono, ma i tentativi sono stati inutili.

«Ho scritto pure un post sulla pagina facebook del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, facendogli presente che ci sono centinaia di italiani nelle mie condizioni. Per quello che so io, sono ancora là». Cappello è poi riuscito a prendere, su consiglio del console onorario dell’isola, l’ultimo aereo per Londra prima dello stop ai voli. «Da lì sono partito per Roma e, dopo diverse ore, per Palermo».

Sebbene al suo caso si sia interessato Di Maio, il ristoratore è rientrato prima che l’Unità di crisi della Farnesina concretamente riuscisse a riportarlo a casa. «Mia sorella ha chiamato il sindaco di Porto Empedocle e le ha chiesto aiuto. Ida Carmina ha subito telefonato a Di Maio e, alle 4 del mattino, ho ricevuto la telefonata di due persone che si sono qualificate come componenti dell’Unità di crisi: mi hanno assicurato che mi avrebbero riportato a casa. Li ho richiamati dopo un giorno, non mi hanno più risposto». L’aeroporto di Antigua sta per chiudere e Cappello, consigliato dal console onorario, prova il tutto per tutto. «Mi ha detto di provare, altrimenti sarei rimasto lì per mesi». L’incubo di Cappello è finito: «Adesso sono a casa, spero di riabbracciare la mia famiglia al termine della quarantena».

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