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Cosa Nostra, ex boss dell'Agrigentino testimonia contro la nuova mafia

Giuseppe Quaranta

Cappellino blu in testa e grossi occhiali scuri per coprire gli occhi. L'ex boss Giuseppe Quaranta, da quasi due anni collaboratore di giustizia, debutta con una testimonianza dal vivo - la prima dopo un paio di apparizioni in video collegamento - al carcere romano di Rebibbia dove ieri e oggi sarà acquisita la principale testimonianza del processo scaturito dall'operazione Montagna che ha sgominato il nuovo mandamento di Cosa nostra che sarebbe stato affidato al trentanovenne Stefano Fragapane di cui lo stesso Quaranta sarebbe stato il braccio destro.

Nella capitale sono volati il presidente della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, Alfonso Malato, con i giudici a latere Alessandro Quattrocchi e Giuseppa Zampino, il pm della Dda di Palermo Alessia Sinatra e gli avvocati del collegio difensivo Antonino Gaziano, Antonino Mormino, Daniela Posante, Giuseppe Barba, Carmelita Danile, Antonella Arcieri e Salvatore Maurizio Buggea.

«Nel 2014 - dice - sono stato posato per una serie di incomprensioni e ho deciso di farmi da parte. Mi è stato proposto di rientrare, nel frattempo ho avuto rapporti con Antonio Massimino e Cesare Lombardozzi». Il boss carismatico, morto nel maggio 2017, secondo l'ex capomafia di Favara, gli avrebbe chiesto di rientrare. Capii che non era il caso», ha risposto il pentito.

L'articolo nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia

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