La capitana della Sea Watch3, Carola Rackete, è stata iscritta nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per rifiuto di obbedienza a nave da guerra, secondo quanto previsto dal codice della navigazione.
L’iscrizione nel registro degli indagati, da parte della Procura di Agrigento, è stata fatta dopo l'acquisizione dell’annotazione della Guardia di finanza.
A 48 ore dall’ingresso nelle acque territoriali italiane, la Sea Watch resta ancora bloccata a mezzo miglio dal porto di Lampedusa e la situazione rischia di restare in stallo anche nelle prossime ore. Sebbene uno spiraglio di soluzione sembra esserci dalle parole del premier Conte: «Non posso anticipare nulla ma posso dire che ci sono tre o quattro Paesi disponibili alla redistribuzione dei migranti della Sea Watch», ha detto incontrando i giornalisti a margine del G20 di Osaka, sottolineando che è stata attivata, a livello europeo, la procedura di redistribuzione.
Dal Viminale intanto viene ribadito che la linea è sempre la stessa: l'autorizzazione allo sbarco verrà concessa solo ed esclusivamente nel caso in cui tutti i migranti a bordo vengano immediatamente ricollocati in altri Paesi europei. Ma un’intesa, su questo punto, non c'è.
E anche il prefetto di Agrigento, che in base al decreto sicurezza bis dovrebbe applicare le misure previste (multa fino a 50mila euro ed eventuale sequestro della nave ai fini della confisca in caso di recidiva) al momento non si è mosso. Una decisione verrà probabilmente presa nelle prossime ore ma è chiaro che se si decidesse di puntare al sequestro amministrativo bisognerà far scendere i migranti. E senza un accordo politico a livello europeo, dovranno essere accolti in strutture italiane.
Una prospettiva che Salvini neanche vuole prendere in considerazione. Se lo stallo politico non dovesse sbloccarsi, restano due sole alternative. La prima è una ulteriore forzatura da parte della comandante Carola Rackete, che potrebbe tentare di entrare nuovamente in porto come già accaduto ieri. Ma questo, fanno notare fonti inquirenti e investigatori, potrebbe aggravare ulteriormente la sua posizione.
L’altra possibilità è che intervenga direttamente l’autorità giudiziaria, come già successo in passato proprio per la Sea Watch e per la Mare Jonio, con un sequestro probatorio: in quel caso la nave entrerebbe in porto e i migranti sarebbero sbarcati. Ma allo stato, sempre secondo quanto si apprende, non ci sarebbe una decisione in questo senso.
Stallo, dunque, confermato pure da Sea Watch con un tweet: «Alla nave tuttora negato l’ingresso in porto e lo sbarco delle 40 persone ancora a bordo. Un giorno di visite, interviste, aspettative e niente» ha scritto la Ong ricordando che la scorsa notte sono state evacuate due persone, un ragazzo con problemi medici e un minore che viaggiava con lui.
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