Il processo sulle presunte irregolarità legate alla realizzazione del cosiddetto "Villaggio dei vip", un complesso di villette a schiera, nei pressi della Scala dei Turchi, a Realmonte, la cui realizzazione è stata bloccata sul nascere dall'inchiesta che ipotizza un piano di lottizzazione abusivo, si sblocca dopo quasi un anno dai rinvii a giudizio ma il decorso del tempo rischia di far cadere quasi tutte le accuse senza neppure una decisione nel merito.
Il presidente della seconda sezione penale Wilma Angela Mazzara, che dirige un collegio davanti al quale è ripartito ieri mattina il dibattimento, ha fatto presente - prima ancora che le parti iniziassero a illustrare i propri mezzi di prova - che i cinque capi di imputazione che ipotizzano i reati di lottizzazione abusiva e di «deturpazione di bellezze naturali», assai risalenti nel tempo, addirittura a partire dal 2008, non sono più punibili perché caduti in prescrizione. Resterebbe in piedi solo l'abuso di ufficio, contestato a tutti gli imputati, e la singola accusa di falso, ipotizzata nei confronti del direttore dei lavori Daniele Manfredi che avrebbe attestato falsamente, in due perizie consegnate alla Sovrintendenza, che il progetto rispettava il limite della distanza di 150 metri dalla battigia.
La difesa, però, (fra gli altri gli avvocati Leonardo Marino, Alessandro Patti ed Enrico Quattrocchi) si è riservata di esprimersi sul punto: in sostanza potrebbero decidere, come qualcuno ha ipotizzato, di rinunciare alla prescrizione per tentare di ottenere un'assoluzione nel merito. Il 28 maggio, data in cui è stata aggiornata la prossima udienza, ci sarà anche una decisione su questo aspetto del tutto decisivo.
Lo scorso 5 novembre il giudice monocratico Alessandro Quattrocchi, davanti al quale per un errore era stato assegnato il procedimento dopo i rinvii a giudizio, datati 26 luglio, si era dichiarato "incompetente per materia", facendo slittare l'inizio del dibattimento. In sostanza, essendo stati gli imputati rinviati a giudizio per abuso di ufficio, il processo si deve celebrare davanti al tribunale collegiale e non, come disposto nel decreto che disponeva il giudizio, davanti al giudice monocratico.
Il dibattimento doveva ripartire davanti al collegio della stessa sezione ma il presidente Alfonso Malato aveva trattato il procedimento in qualità di gip e, quindi, era incompatibile. Le problematiche procedurali, in sostanza, hanno congelato l'avvio del processo e quasi tutti i reati, nel frattempo, si sono prescritti.
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