
No al posto da funzionario statale per la figlia di un capomafia. Protagonista della vicenda, come racconta oggi sul Giornale di Sicilia in edicola Riccardo Arena, è Gisella Licata. 36 anni. Il padre è un boss: si chiama Vincenzo Licata, ha 63 anni, è di Grotte, e il 20 marzo 2008 gli furono inflitte due delle sue tre condanne all’ergastolo.
Ma lei, che non ha commesso reati, ha dovuto fare causa allo Stato, davanti al Tar del Lazio, perché il ministero dell'Interno le vuole impedire di prendere servizio dopo che ha vinto un concorso da funzionario civile di prefettura.
Il suo ruolo di funzionario statale, le hanno scritto, sarebbe «inconciliabile» con la posizione del papà ergastolano.
"Ero bambina, non so nulla, non potevo sapere niente: che c'entro io con mio padre?", ha detto Gisella Licata, idonea a un concorso (è giunta 414/ma) bandito dal ministero dell'Interno per 250 posti e ripescata con lo scorrimento della graduatoria. Dovrà occuparsi di migranti richiedenti asilo.
Due giorni prima della firma del contratto, il 2 febbraio, ha appreso che dalla questura di Agrigento, il 18 gennaio, era partita un'informativa al ministero: "Si verrebbe a configurare - si legge nella nota - una situazione inconciliabile rispetto all'immissione nei ruoli di questa amministrazione, nella quale vengono svolte funzioni di particolare delicatezza, anche in materia di pubblica sicurezza".
Nella stessa informativa, però, si sostiene anche che la donna risulta "di regolare condotta in genere e immune da precedenti e pendenze penali, non è dedita all'alcool né all'uso di sostanze stupefacenti".
Fatto sta che la procedura di assunzione viene sospesa a tempo indeterminato. L'avvocato Girolamo Rubino, incaricato dalla donna, ha fatto ricorso al Tar del Lazio, che martedì ha deciso di accogliere la richiesta della donna di sospendere la decisione del Viminale. Non sarà però probabilmente il Tar a reintegrare la signora Licata: i giudici potrebbero infatti dichiararsi incompetenti a favore del giudice del Lavoro, di Palermo o di Agrigento, perché si tratta di un rapporto potenzialmente già instaurato.

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