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Armi e munizioni illegali, rinviati a giudizio zio e nipote di Favara

FAVARA. Antonio e Calogero Bellavia, zio e nipote di 44 e 27 anni, entrambi di Favara, finiti in carcere il 13 giugno con l’accusa di detenzione e porto illegale di arma clandestina e munizioni e di ricettazione, vanno a processo. Il Pm Andrea Maggioni, titolare dell’inchiesta, ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato saltando, quindi, l’udienza preliminare per i due indagati.

I difensori, gli avvocati Salvatore Pennica e Maria Alba Nicotra, dovranno adesso scegliere con quale rito (dibattimento, abbreviato o patteggiamento ma per quest’ultimo serve il consenso della Procura) definire la vicenda.  Lo scorso 25 settembre sono stati eseguiti degli accertamenti tecnici sulle armi al laboratorio del Ris di Messina. I reagenti chimici hanno consentito di ricostruire quasi interamente il numero di matricola di una" Smith e Wesson" che era stato abraso. La Taurus, invece, secondo quanto era stato accertato in precedenza era stata rubata nel 2010 a Carmelo Nicotra, il trentaquattrenne ferito in un agguato il 23 maggio a Favara e per il quale gli stessi Bellavia risultano indagati.

Calogero Bellavia è il vivandiere del boss Gerlandino Messina, il giovane che i carabinieri - su indicazione dei servizi segreti - hanno seguito mentre portava i pasti al capo provinciale di Cosa Nostra nel suo covo di Favara. Pedinandolo, il 23 ottobre del 2010, sono arrivati, a catturare il boss.

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