AGRIGENTO. Tredici condanne, quasi tutte superiori rispetto a quelle che erano state inflitte al termine del primo processo di secondo grado. Il sostituto procuratore generale di Palermo, Rosalia Cammà, all’apertura dell’appello “bis”, scaturito dall’operazione antimafia Nuova Cupola che il 26 giugno del 2012 ha disarticolato le nuove famiglie mafiose della provincia di Agrigento, formula subito le richieste conclusive per i tredici imputati, tornati in appello dopo la sentenza della Cassazione, che lo scorso 21 luglio ha messo dei punti fermi ma ha pure annullato alcuni aspetti del precedente verdetto.
Nell’elenco ci sono tutti i personaggi principali dell’inchiesta. A partire dal sambucese Leo Sutera, 67 anni, ritenuto il successore di Giuseppe Falsone al vertice di Cosa nostra provinciale. La condanna a 3 anni è definitiva ma il pg ha chiesto di condannarlo a 6 anni ritenendo che sussista l’aggravante del riciclaggio delle risorse economiche. Pene più severe pure per i principali punti di riferimento del nuovo capo provincia che sarebbero stati Francesco Ribisi, 34 anni di Palma, e Giovanni Tarallo, 31 anni, di Santa Elisabetta.
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