AGRIGENTO. «Leggeremo le carte, valuteremo ed eventualmente chiederemo un interrogatorio per chiarire la posizione del mio assistito. Al momento è prematuro fare delle valutazioni». L’avvocato Antonino Gaziano, difensore dell’imprenditore Salvatore Gambino, 45 anni, titolare di un’attività che realizza impianti elettrici, destinatario nei giorni scorsi di un avviso di garanzia per estorsione aggravata dall’agevolazione dell’associazione mafiosa, preferisce attendere prima di delineare la strategia processuale.
Il pm della Dda Claudio Camilleri nei giorni scorsi gli ha notificato un «avviso di svolgimento di accertamenti tecnici irripetibili». In sostanza, dovendo esaminare i telefoni cellulari e gli altri supporti informatici sequestrati nell’ambito dell’indagine, che ha portato in carcere, lo scorso 8 novembre, il boss Antonio Massimino, 48 anni, e il suo presunto “braccio operativo” Liborio Militello, di un anno più grande, gli è stato comunicato di essere indagato in concorso con loro per consentirgli di nominare un difensore e partecipare con un proprio consulente alle operazioni.
L’8 novembre la Direzione distrettuale antimafia ha fermato Massimino, figura di spicco della mafia agrigentina, tornato libero di recente dopo due condanne rimediate nelle operazioni “Akragas” e “San Calogero”, e lo stesso Militello.
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