LICATA. Gianluca Mantia, 36 anni, portavoce del comitato degli abusivi di Licata, e altri due manifestanti - Giuseppe Mulè, 33 anni, e Andrea Mulè, 40 anni - arrestati e finiti a processo per direttissima dopo gli scontri con le forze dell’ordine del 23 maggio in occasione delle demolizioni, hanno ottenuto la “messa alla prova” e dovranno lavorare alle dipendenze del Comune che hanno platealmente contestato.
Il processo, istruito per direttissima dal pubblico ministero Salvatore Vella, è stato sospeso, come prevede la legge, per sei mesi. Se, al termine del periodo di messa alla prova, in cui in sostanza dovranno svolgere un programma di volontariato, il giudice riterrà che si sono attenuti al piano, sarà emessa una sentenza di estinzione del reato. La vicenda giudiziaria, per tre dei cinque imputati, è quindi giunta a un passo dall’epilogo.
Il giudice monocratico Giancarlo Caruso, dopo la richiesta formalizzata all'udienza precedente dai difensori, gli avvocati Carmelinda Sabia e Salvatore Costanza, aveva disposto un rinvio per consentire ai legali di illustrare il "programma di trattamento". Ieri è stata prodotta in udienza la documentazione relativa al piano di volontariato.
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