AGRIGENTO. L'avvocato Giuseppe Arnone, arrestato oggi in flagranza con l'accusa di estorsione nei confronti di una collega, è noto ad Agrigento oltre che per le sue numerose battaglie giudiziarie condotte a colpi di esposti e denunce anche per essere stato sindaco di Agrigento "per una notte". L'ex leader degli ambientalisti agrigentini è stato infatti una delle prime vittime della caducità dei sondaggi elettorali. Una vicenda pirandelliana che, per certi versi, richiama a quanto accaduto in occasione delle recenti presidenziali negli Usa con la vittoria a sorpresa di Donald Trump su Hillary Clinton. In occasione delle amministrative del giugno del '93 il verde Arnone, sostenuto da liste di sinistra, andò al ballottaggio con l'esponente del Pri Calogero Sodano. Alla chiusura dei seggi gli exit poll, condotti dalla Doxa su un campione di elettori intervistati subito dopo avere votato, assegnarono all'esponente ambientalista un vantaggio di circa dieci punti sull'avversario. Un margine talmente ampio da far dire che non vi erano dubbi sul nome del vincitore. Ma al mattino dopo l'apertura delle urne riservò ad Arnone, che aveva già festeggiato rilasciando dichiarazioni da sindaco in pectore della città dei templi, un'amara sorpresa: Sodano lo aveva superato per una manciata di voti, ottenendo il 50,7% dei consensi contro il 49,3%. La Doxa si difese attribuendo l'errore alla "minore disponibilità" degli elettori del candidato eletto ad ammettere per chi avevano votato, mentre Sodano preannunciò una richiesta di risarcimento danni nei confronti dell'istituto di sondaggi. Arnone ci riprovò nuovamente, sempre contro Sodano alle amministrative di quattro anni dopo, ma questa volta il suo avversario vinse largamente al primo turno con oltre il 54% dei consensi mentre Arnone si fermò a un risicato 10%.