PORDENONE. A dieci giorni dal primo anniversario della morte dei fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza, una svolta segna le indagini: nel tardo pomeriggio di ieri i carabinieri hanno arrestato il commilitone ed ex coinquilino di Trifone, Giosuè Ruotolo, di 26 anni, di Somma Vesuviana (Napoli) e la sua fidanzata, Maria Rosaria Patrone, di 24 anni, anche lei di Somma.
Il primo è accusato del duplice omicidio, avvenuto nel parcheggio del Palazzetto dello sport di Pordenone la sera del 17 marzo 2015; la ragazza invece è accusata di favoreggiamento per aver aiutato il fidanzato a eludere le investigazioni.
Il militare è stato arrestato al termine del normale turno di lavoro all'interno della caserma Mittica della Brigata Ariete, dove presta servizio. I carabinieri del Comando provinciale e i Ros si sono presentati al cancello della struttura e hanno raggiunto Ruotolo nel proprio alloggio notificandogli l'ordinanza del Gip Alberto Rossi (su richiesta dei pm Matteo Campagnano e Pier Umberto Vallerin).
Ruotolo non avrebbe avuto alcuna reazione e, raccolti i propri indumenti, ha lasciato che lo accompagnassero nel carcere di Belluno, dove già stamattina riceverà la visita dell'avvocato che lo difende, Roberto Rigoni Stern. Quest' ultimo ha riferito di essere «particolarmente sorpreso» dal provvedimento, che giunge dopo oltre sei mesi da quando il proprio assistito è stato iscritto nel Registro degli indagati. Una sorpresa, però, che «consentirà finalmente di accedere agli atti», e quindi di elaborare una efficace strategia difensiva. L'avvocato ha ribadito per l'ennesima volta l'estraneità di Ruotolo al duplice omicidio.
Maria Rosaria Patrone, invece, è agli arresti domiciliari nella propria abitazione di Somma Vesuviana.
Trifone Ragone e Teresa Costanza furono trucidati con sei colpi di pistola sparati a bruciapelo mentre si trovavano nella loro utilitaria poco dopo essere usciti dalla palestra dove l'uomo faceva pesistica, e dove Teresa era andata a prenderlo.
Per circa sei mesi le indagini non avevano consentito di raccogliere elementi significativi nonostante gli inquirenti avessero sentito oltre ottocento persone. La prima svolta è giunta alla metà del mese di settembre 2015, quando gli investigatori riuscirono a isolare alcuni fotogrammi di telecamere di videosorveglianza comunali da cui si notò che l'Audi A3 di Ruotolo si era fermata per circa sette minuti durante il tragitto dal Palazzetto dello sport e l'abitazione del militare, in un orario compatibile con quello del duplice omicidio.
La Procura decise quindi di scandagliare il laghetto del parco di San Valentino, nella convinzione che il presunto omicida avesse potuto gettare soltanto in quella zona l'arma del delitto. Pistola Beretta che venne trovata dai sommozzatori dell'Arma e che, grazie alla comparazione dei Ris, è stata individuata come l'arma utilizzata dall'omicida.
In quel momento Ruotolo fu indagato e interrogato una prima volta, per otto ore. Qualche settimana dopo anche la fidanzata fu coinvolta nell'inchiesta. Sarà interrogata il 23 dicembre 2015, e si avvalse della facoltà di non rispondere. Il tre febbraio scorso, l'ultimo passo: la Procura ha inviato al Gip una richiesta di arresto, motivata in un centinaio di pagine.
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