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Omicidio di Licata, si cerca l’arma del delitto

Nelle ultime ore gli agenti hanno eseguito numerose perquisizioni, nel tentativo di trovare il fucile da caccia usato per uccidere il giovane

LICATA. Le indagini della polizia sul delitto di Nicolizia non sono ancora ad una svolta, ma negli ultimi giorni avrebbero fatto registrare notevoli passi avanti. Da mercoledì della scorsa settimana, quando in una villa abbandonata a due passi dal mare è stato ritrovato un cadavere in avanzato stato di decomposizione, gli agenti del commissariato di Licata, coordinati dal dirigente Angelo Cavaleri, e quelli della squadra mobile di Agrigento guidati da Giovanni Minardi, praticamente non ci dormono la notte. Continuano ad eseguire, ora dopo ora, accertamenti, proseguono nell’interrogatorio di persone che potrebbero avere informazioni sul delitto, spulciano i tabulati telefonici per verificare con chi, il ragazzo ucciso, ha parlato nei giorni che hanno preceduto il barbaro delitto.

Ovviamente le indagini sono concentrate su Angelo Truisi, il fabbro di 22 anni scomparso il 2 gennaio scorso. Apparterrebbe a lui, secondo la polizia, il cadavere rinvenuto nella villa della Nicolizia. Lo stato di decomposizione del corpo, infatti, è compatibile con la data di scomparsa del giovane, e la madre di Truisi (condotta in contrada Nicolizia la sera del ritrovamento) ha riconosciuto una scarpa ed un mazzo di chiavi trovate in fondo alla cisterna della villa. Entrambi gli oggetti, secondo la signora, appartenevano al figlio. Sarà, comunque, l’esame del Dna a dire con certezza se il cadavere di Nicolizia è, o meno, di Angelo Truisi.

 

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