AGRIGENTO. L'empedoclino Fabrizio Messina si era rimesso "al lavoro" ed era tornato a gestire gli affari di Cosa Nostra dopo il vuoto creatosi con l'arresto del fratello Gerlandino e del predecessore Giuseppe Falsone. Per il sostituto procuratore generale di Palermo, Rosalia Cammà, la condanna a 9 anni di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione va confermata. Con l'udienza di ieri, la terza dedicata alle richieste dell'accusa, si è conclusa la requisitoria del processo di appello scaturito dall'inchiesta "Nuova Cupola" che avrebbe disarticolato le nuove famiglie mafiose dell'agrigentino con 54 arresti eseguiti il 26 giugno di due anni fa dai poliziotti di squadra mobile e commissariato empedoclino.
Messina (difeso dagli avvocati Antonino Gaziano e Salvatore Pennica) è accusato di essere stato il capo della famiglia mafiosa della sua città. Ieri il magistrato che rappresenta l'accusa ha esaminato altre sei posizioni chiedendo sempre la conferma della sentenza di condanna emessa in primo grado dal gup di Palermo Daniela Cardamone. Si tratta di Antonio Brucculeri, 29 anni, di Agrigento (2 anni e otto mesi è la condanna di cui ha chiesto la conferma); Gaspare Carapezza, 38 anni, di Porto Empedocle (4 anni); Maurizio Salemi, 41 anni, di Porto Empedocle (2 anni e 8 mesi); Luca Cosentino, 38 anni, di Agrigento (12 anni); Roberto Romeo, 33 anni, di Porto Empedocle (6 anni) e Dario Giardina, 33 anni, di Agrigento (8 anni e 8 mesi). In primo grado sono state decise ventitré assoluzioni e diciotto condanne.
ALTRE NOTIZIE NELL'EDIZIONE DI AGRIGENTO DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia