CANICATTI'. Ventitré anni dopo l’omicidio del canicattinese Angelo Montanti, ucciso a 32 anni il 9 novembre del 1991, arriva la prima condanna. È stata inflitta ieri mattina dalla Corte di assise di Agrigento presieduta da Giuseppe Melisenda Giambertoni (con a latere Ermelinda Marfia) nei confronti di Antonio Pitrolo, 57 anni di Niscemi, affiliato a Cosa Nostra dal 1987 e adesso collaboratore di giustizia. Quattordici anni di reclusione è le pena inflitta che è superiore di sei anni rispetto agli otto chiesti dal pm della Dda Giuseppe Fici. Il calcolo della condanna tiene conto delle attenuanti speciali previste dalla legge sui collaboratori di giustizia.
La circostanza aveva addirittura spinto il difensore, l’avvocato Maria Carmela Guarino del foro di Roma, a ritenere prescritto il reato. I giudici della Corte di assise non hanno affatto condiviso la tesi difensiva e hanno deciso una condanna anche superiore a quella richiesta dall’accusa. A ricostruire nei dettagli la vicenda, che si inquadra nella sanguinosa faida fra Cosa Nostra e Stidda che in quegli anni ha lasciato sul selciato centinaia di morti ammazzati, ci ha pensato lo stesso Pitrolo che era stato ascoltato all’udienza precedente. Il pentito ha confessato di essere l’autore materiale dell’omicidio dello stiddaro. Il niscemese, collaboratore di giustizia dal 2009, è stato il primo ad accusarsi di questo omicidio e di altri per i quali, come ha riferito in aula per convincere i giudici della genuinità del suo pentimento, non vi era alcun procedimento aperto. “I fascicoli giacevano in archivio, – aveva detto l’imputato sentito in videoconferenza rispondendo al pm della Dda Giuseppe Fici – sono stato io a raccontare agli inquirenti della mia partecipazione”.
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