AGRIGENTO. Crocetta era stato categorico: «Un mese di tempo per sbloccare la situazione di stallo che da tre anni tiene chiusa la Cattedrale di san Gerlando ad Agrigento».
Dal 6 ottobre sono passati già 12 giorni e l’unica notizia certa non è delle più rassicuranti. Pare infatti che nonostante i tavoli tecnici, i conti non tornano. Per la Cattedrale non ci sarebbero soldi. O meglio, mentre si conferma il finanziamento di 5 milioni di euro, disponibile immediatamente per il costone, e di 20 milioni inseriti in programmazione per il dissesto idrogeologico, mentre delle somme necessarie, per la messa in sicurezza della Cattedrale, lavoro propedeutico alla messa in sicurezza del costone, ancora nulla si sa del loro reperimento. E la conferma arriva proprio da don Giuseppe Pontillo, direttore dell’Ufficio Beni Cultuali della Curia che ha partecipato all’incontro di due giorni addietro a Palermo.
«La situazione è questa - aggiunge Pontillo - e appena finito l’incontro mi sono sentito con il Capo di Gabinetto del Mariella Lo Bello, la quale mi ha garantito che, entro una settimana, proverà a dare delle rassicurazione in merito sentendo gli assessorati competenti per capire quali potrebbero essere i possibili canali di finanziamento». Quindi, se si parla ancora di capire da dove i soldi potranno arrivare, significa che non si sono ancora trovati.
«La Soprintendenza ai beni culturali ed il Genio Civile, con i relativi dipartimenti regionali - spiega ancora Don Pontillo - si occuperanno della progettazione e della messa in sicurezza della Cattedrale alla quale parteciperà anche la Curia di Agrigento con il suo consulente Teotista Panzeca. Alla Protezione civile, invece, spetterà la messa in sicurezza del costone. Questo è un passo in avanti ma resta adesso da dirimere la questione in merito ai finanziamenti».
La discussione sulla cattedrale e il suo costone, si era riaccesa lo scorso 6 ottobre quando il presidente Crocetta, su sollecitazione dell’ex assessore al territorio Mariella Lo Bello, aveva incontrato l’arcivescovo Franco Montenegro e alcuni tecnici. Durante l’incontro, sostanzialmente, erano state riconfermate le fasi dei lavori da eseguire, quelli che serviranno alla stabilizzazione del pendio sui quali c’è un parere unanime e condiviso, e quelli di messa in sicurezza del manufatto Cattedrale che prevedono un pre-consolidamento propedeutico alla stabilizzazione del pendio al fine di accrescere la capacità resistente dell’immobile, in modo tale che possa resistere alle vibrazioni e all’indotto degli interventi di stabilizzazione del pendio. Sul pre-consolidamento da effettuare sulla fabbrica del Duomo restano da dirimere due grosse questioni. La prima è quella della soluzione progettuale da eseguire sul manufatto e quella consequenziale del reperimento delle risorse adeguate per attuarla, perché a quanto pare i fondi disponibili, i famosi 22 milioni che però non sono spendibili sul manufatto perché, il pre-consolidamento, non è ascrivibile tra gli interventi di dissesto idrogeologico cui i fondi sono vincolati. E quindi? Non si sa. Si aspetta che la Regione fornisca ulteriori, speriamo buone notizie.
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