LAMPEDUSA. C'era tutta l'isola, ieri mattina, a dare l'addio a Franco Solina. I lampedusani hanno affollato la chiesa - dove don Carmelo La Magra ha officiato le esequie - ed a centinaia si sono soffermati nel piazzale antistante. «E' arrivato al porto di Cristo dove tutti dobbiamo andare. Morire sul lavoro è drammatico, ma Franco - ha detto il sacerdote - ha visto quanto la comunità si è stretta attorno alla sua famiglia». Una famiglia straziata dal dolore e dalla disperazione, che ha dovuto attendere ben sedici giorni prima che la salma venisse disincagliata dal peschereccio "Giamo Maria" e riportata sulla terraferma.
Da domani sarà il momento di pensare al recupero dell'imbarcazione che è adagiata - a circa cinque miglia dalla costa lampedusana - ad una profondità di ben 60 metri. E non sarà semplice. Non lo sarà perché servono circa cento mila euro. Una spesa a totale carico dell'armatore. "Abbiamo chiesto alla Regione Sicilia, al presidente Rosario Crocetta, di aiutare la famiglia dell'armatore. C'è un precedente con la Regione Campania", ha spiegato ieri il sindaco delle Pelagie, Giusi Nicolini.
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