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Violenza sessuale, condannato un insegnante di Licata

LICATA. Sei anni, sei mesi e quindici giorni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e trasmissione della sentenza al ministero dell’Istruzione per “gli adempimenti di propria competenza”: questa la sentenza dei giudici della seconda sezione penale nei confronti di un insegnante di educazione fisica di 57 anni, in servizio presso un istituto superiore di Licata, arrestato il 7 agosto di due anni fa dalla polizia con l'accusa di violenza sessuale e sequestro nei confronti di un'alunna di 15 anni. Il verdetto è stato letto in aula ieri pomeriggio attorno alle 16,30 dal presidente del collegio Luisa Turco. Il pubblico ministero Salvatore Vella, al termine della requisitoria, che si è conclusa nell’udienza precedente, aveva chiesto la condanna a otto anni e tre mesi di reclusione. L'uomo, attualmente sottoposto a divieto di dimora in provincia di Agrigento, è accusato di avere adescato una studentessa all'interno dello spogliatoio della palestra riservato agli insegnanti e di averla molestata palpeggiandola e tentando di baciarla contro la sua volontà. Le imputazioni erano aggravate dal fatto «di aver approfittato che in palestra in quel momento non vi fosse nessuno presente». Il professore è stato riconosciuto colpevole anche di avere molestato una collega "chiamandola dalla propria utenza telefonica, inviandole diversi sms e facendole degli squilli". L'indagine nei confronti del professore, che è stato anche intercettato, è scattata dopo la denuncia della ragazza che si è presentata in commissariato qualche mese prima che scattasse il provvedimento cautelare nei confronti del docente. Il pm Salvatore Vella, durante la requisitoria, ha accusato alcuni testi della difesa (due minorenni, due professori, la dirigente scolastica e un applicato di segreteria) di avere mentito raccontando falsità. La vicenda potrebbe avere degli sviluppi. Prima, però, occorrerà conoscere le motivazioni della sentenza che saranno scritte nelle prossime settimane da un componente del tribunale. Ultimato questo passaggio la difesa dell’insegnante sicuramente impugnerà la sentenza alla Corte di appello di Palermo. Il processo, per una particolare coincidenza, si è incrociato con quello a carico del difensore dell’imputato, l’avvocato Angelo Balsamo, poi eletto sindaco di Licata e al momento sospeso. Lo stesso pm Vella è il titolare dell’inchiesta che ha portato il professionista ai domiciliari (poi attenuati in divieto di dimora a Licata) con l’accusa di avere truccato un processo. Le ultime udienze sono state seguite da un altro difensore, l’avvocato Valentina Buongiorno, che lavora nello studio di Balsamo.
Il legale aveva chiesto l’assoluzione sostenendo che le accuse sono “infondate e prive di riscontro”.

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