AGRIGENTO. Dalle parole ai fatti. La Cna agrigentina, ha mantenuto gli impegni e ha avviato le procedure per il recupero dei crediti, il cui ritardo sta mettendo a serio rischio il destino di una cinquantina di imprese dell’agrigentino che hanno lavorato nel cantiere per l’ammodernamento della Statale 640 Agrigento - Caltanissetta. Nel corso della recente riunione in Prefettura, si sono incontrati un gruppo di aziende interessate alla vertenza, i legali della Cna e un rappresentante della società Agrigento Consortile, che ha ricevuto in sub appalto i lavori dalla società Empedocle di Ravenna, contraente generale della gara.
«Per inquadrare bene la situazione, che è davvero drammatica - spiegano il segretario e il presidente provinciale della Confederazione, Piero Giglione e Mimmo Randisi – si è fatto il punto sullo stato delle cose. È sufficiente gettare lo squadro sulla somma vantata dalle aziende. La cifra si aggira sui 5 milioni di euro, per non parlare poi, non è un dettaglio da poco, che si tratta di un’opera realizzata con fondi pubblici. Ciascuno, nel corso della riunione in Prefettura, ha espresso la propria posizione e manifestato le criticità derivanti da questo ritardo nei pagamenti. È emersa comunque la volontà da parte di tutti di arrivare ad un punto di contatto, ad una concreta piattaforma sulla quale potere convergere. Noi, come Cna – proseguono Giglione e Randisi– abbiamo evidenziato la necessità di coinvolgere attorno a questo Tavolo Tecnico i protagonisti principali alla base del contenzioso, ossia la società Empedocle di Ravenna e l’Anas. In questo senso la Prefettura di Agrigento si è fatta carico di questa incombenza e quindi di riconvocare, in tempi brevi, le parti per un secondo momento di confronto. Noi confidiamo – osservano il segretario e il presidente provinciale della Cna – sull’importante ed efficace opera di mediazione del dottore Diomede, a cui riconosciamo autorevolezza istituzionale, competenza e disponibilità. Siamo fiduciosi e lavoreremo affinché la vertenza si sblocchi rapidamente, perché, in questo momento di profonda crisi, c’è in gioco il futuro dell’economia agrigentina e il rischio di una emergenza sociale».
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