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Provincia di Agrigento, cinque funzionari sotto processo

AGRIGENTO. «Nella pianta organica della Provincia c’erano sessantadue fra geometri, ingegneri e altre figure tecniche. Non c’era alcun motivo per affidare all’esterno gli incarichi di frazionamento degli immobili». Il maresciallo della Guardia di Finanza, Guglielmo Greco, dopo averlo fatto per tre udienze consecutive al processo a carico dell’ex presidente della Provincia Eugenio D’Orsi, ha deposto ieri in quello in cui sono imputati cinque funzionari dell’ente. Il sottufficiale, rispondendo al pm Carlo Cinque e ai difensori, ha raccontato l’indagine che ha portato al rinvio a giudizio dei dipendenti della Provincia, ormai in fase di soppressione. Si tratta di Ignazio Gennaro, vice direttore generale dell’ente; e di Giuseppina Miccichè, Piero Hamel, Antonino Graci e Gaetano Gucciardo. L’accusa per tutti è di abuso di ufficio. L’accusa principale è relativa alle procedure di rimborso delle spese sostenute da D’Orsi che sarebbe avvenuto in assenza di un “concreto fine istituzionale”. “La documentazione prodotta era insufficiente”, ha spiegato Greco. Il dibattimento si è aperto ieri davanti al collegio di giudici presieduto da Francesco Provenzano. Un filone dell’inchiesta è relativo all’acquisto di alcuni beni di rappresentanza. Altre accuse riguardano l’illegittimo affidamento esterno di alcuni incarichi. La Procura contesta il ricorso a professionisti esterni per le pratiche di frazionamento degli immobili. “Abbiamo acquisito la pianta organica dell’ente – ha detto Greco – e abbiamo accertato che sessantadue dipendenti avrebbero avuto competenze tecniche per svolgere questi lavori. Erano geometri, architetti e ingegneri”. Uno degli imputati, l’ingegnere Piero Hamel (assistito dall’avvocato Diego Galluzzo, nel collegio difensivo fra gli altri anche gli avvocati Antonino Gaziano, Antonino Accardo, Vincenzo Caponnetto e Daniela Ciancimino), durante le indagini aveva cercato di chiarire la propria posizione spiegando che “la prassi era conforme alla normativa e che per quel tipo di lavoro erano necessari costosi strumenti di cui l’ente non era in possesso”. Greco ha ricostruito anche le procedure di acquisto di beni da parte dell’ente “senza che prima fosse fatta una verifica sulla convenienza dell’offerta. La Provincia - ha aggiunto - partecipava a un evento e pagava l’ospitalità alberghiera (ad esempio al cast de “I promessi sposi”) ma senza avere raccolto altri preventivi”. Dopo Greco hanno testimoniato i commercianti Barbara Spirio e Giuseppe Bonsignore. La prima è titolare di una ditta che ha venduto alla Provincia gagliardetti, fermacarte e altri oggetti. Secondo la Procura sarebbe stato necessario valutare le offerte di altre aziende. La donna ha però sostenuto di essere l’unica a vendere fermacarte personalizzabili, circostanza che giustificherebbe la procedura. Bonsignore ha confermato che D’Orsi andò a cenare nel suo ristorante e gli fu pagato il conto. Si torna in aula il 15 aprile.

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