LAMPEDUSA. «Il trattamento che noi stavamo facendo, previsto da un protocollo, stava durando da un'ora e mezza e a un certo punto alcuni immigrati si sono spazientiti, si sono spogliati e hanno chiaramente inscenato quanto si vede». Lo dice Cono Galipò, l'amministratore delegato della cooperativa Lampedusa Accoglienza, intervistato da Radio Città Futura. Galipò spiega così le immagini choc trasmesse dal Tg2 in cui si vedono alcuni ospiti in fila, nudi, sottoposti a un trattamento contro la scabbia e spruzzati con una pompa collegata a un compressore. «Il tutto va contestualizzato - ha spiega il responsabile del Centro -. Abbiamo avuto tre sbarchi in cui il sospetto di scabbia era molto alto e normalmente quando i casi sono pochi i trattamenti si fanno in infermeria, ma quando sono 104 ci vogliono dei locali disponibili». Il rammarico di Galipò è di «non aver bloccato l'iter e l'operazione quando i due immigrati si sono innervositi. Certo, non siamo d'accordo su quelle condizioni, ma ribadisco che tutto va rapportato al momento».
Sono 391, tra i quali 27 donne e 38 minori, i migranti ospiti in questo momento del Centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa dove la situazione «è totalmente tranquilla». Lo dice all'ANSA Cono Galipò, amministratore delegato di 'Lampedusa accoglienzà, la cooperativa che gestisce la struttura. Il responsabile del Centro ha aggiunto di avere già inviato alla Prefettura di Agrigento una relazione sul filmato trasmesso del Tg2 in cui si vedono alcuni profughi completamente nudi mentre vengono sottoposti al trattamento contro la scabbia. «Nella relazione spieghiamo in modo dettagliato qual è il protocollo che è stato seguito», aggiunge Galipò che respinge le accuse circa comportamenti disumani nei confronti dei migranti e ribadisce che sono stati gli stessi profughi a denudarsi perchè stanchi delle lunghe procedure connesse al trattamento sanitario. «Alcune criticità - ammette il responsabile - ci sono, ma sono legate alla situazione della struttura. Quando abbiamo preso in gestione il Centro, il primo giugno del 2007, la stampa lo ha definito 'un albergo a quattro stellè, oggi ci accusano invece del contrario. Certamente ci sono alcune carenze strutturali che vanno risolte, ma di sicuro non è un lager». Galipò difende infine «il lavoro svolto con professionalità» all'interno del Centro da una cinquantina di operatori tra medici, infermieri, psicologi e mediatori culturali.
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