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Al via i lavori alla struttura dell’Enpa Sessanta cani in «vacanza» al Nord

L’ente per la protezione degli animali spenderà 300 mila euro ed è prevista pure una clinica per i cuccioli

AGRIGENTO. L'Enpa spenderà 300 mila euro per la ristrutturazione del proprio canile, nella città dei templi, e durante i lavori, che avranno inizio a breve, manderà almeno la metà dei 120 cuccioli che ospita in canili della Lombardi, del Veneto e dell'Emilia Romagna. "Potrebbero restare lì - dice Alessandra Montalbano, presidente provinciale dell'Enpa - perché in quelle regioni c'è una grande sensibilità verso le adozioni dei cani". I lavori nel canile dell'Enpa prevedono anche la realizzazione di una clinica dove sarà possibile effettuare pure interventi chirurgici e ortopedici. "Tutto quello che potrà essere eseguito - afferma Alessandra Montalbano - anche con una sola giornata di ricovero da parte di veterinari che lavoreranno per noi". Il progetto dell'Enpa ad Agrigento rappresenta un raggio di luce in un panorama provinciale che presenta molte ombre, tante criticità. I canili sono pieni. Ospitano un migliaio di animali, mentre il randagismo dilaga e le esigenze sono maggiori. Oltre a quella di Agrigento le strutture per il ricovero dei cani si trovano a Cammarata, Siculiana, Porto Empedocle, Licata, Ribera, Sciacca e Santa Margherita Belice. Le adozioni, però, segnano il passo. A Sciacca, dove il Comune ha varato un progetto, "Il mio amico fido", che prevede anche un contributo, una tantum, di 250 euro destinato a chi adotta cani che si trovano ricoverati presso le strutture convenzionate con l'ente, soltanto in tre si sono fatti avanti. E nessuno di questi è saccense. Intanto, si registrano, sempre nel centro termale, casi di avvelenamento dei cani. L'ultimo è stato sabato scorso quando un "Pincher" è stato trovato, agonizzante, a Porta Palermo. Gli operatori del distretto veterinario non hanno potuto fare nulla per strapparlo alla morte. Sarebbe stato avvelenato con il diserbante. E non è tutto. Pochi giorni prima un altro caso di sospetto avvelenamento con la carcassa di un cane trasferita presso l'Istituto zooprofilattico di Palermo dove verrà eseguita l'autopsia. E nel popoloso quartiere Perriera, a pochi metri dal commissariato di polizia, nei pressi di un cassonetto per la raccolta dei rifiuti, sono stati trovati degli involtini. Le analisi poi hanno accertato che in quella carne era stato inserito il bromadiolone, un potente topicida. Altri casi di avvelenamento di cani si erano verificati nel passato a Caltabellotta e in altri centri della provincia. Una situazio ne che comincia a diventare critica secondo quanto rilevato anche dal responsabile del distrretto veterinario di Sciacca, Natalia Sciortino, che ha definito quanto sta accadendo «una forma di aberrazione nella lotta al randagismo». E le zone nelle quali vengono trovate polpette avvelante devono essere bonificate dai Comuni.  

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