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Akragas, promozione solo rinviata

Manca l’aritmetica per incoronare i biancazzurri, ma ormai le riserve sono state sciolte. Protagonisti lungamente applauditi

AGRIGENTO. Manca la matematica ma non la festa. Al termine dei tre minuti di recupero concessi dall'arbitro, arrivato da nientedimeno che da Pinerolo, incomincia il terzo tempo in cui non si corre più dietro ad un pallone ma sotto la curva a raccogliere gli applausi dei tifosi in un tripudio di bandiere biancoazzurre. La gioia è incontenibile con un solo grido che si alza dagli spalti: "Serie D, serie D, serie D". Anche i dirigenti, seppur a piede lento, raggiungono la curva e questa volta i cori sono tutti per Silvio Alessi, il presidente della svolta, capace di riportare dopo 17 anni l'Akragas in un categoria più consona al suo blasone. Lui si schermisce precisando che il merito va ripartito equamente con gli altri dirigenti, la squadra, il tecnico, i tifosi. Manca l'aritmetica per incoronare l'Akragas, ma ormai le riserve sono state sciolte. La serie D viene considerata una pratica archiviata. Probabilmente lo champagne verrà stappato domenica prossima a Monreale dove si prevede una massiccia affluenza di agrigentini. Già ieri sono stati in 1.465 a staccare il biglietto, un pubblico delle grandi occasioni che lascia buone speranze per il futuro anche perché, con la serie D, i costi lieviteranno. Dunque la gioia, incontenibile, inarrestabile, travolgente. Applausi per tutti, anche per Ciccio Nobile che ha cominciato ad effettuare una serie di capriole sotto la curva. E ad ogni giravolta giù uno scroscio di battimani. La splendida giornata di sole ha fatto da cornice non solo alla vittoria sull'Alcamo ma anche ad un pomeriggio che ha cancellato come d'incanto i tanti bocconi amari ingoiati, l'ultimo dei quali il 17 giugno scorso allorché proprio sulla linea del traguardo si è vanificato il sogno del ritorno in serie D. Ma questa volta non ci sono dubbi che tengano. Il vantaggio accumulato sulle più dirette avversarie è tale da far dormire sonni tranquilli a tutti. Tra pacche sulle spalle e abbracci, a Pino Rigoli qualcuno ha stretto attorno al collo la sciarpa biancoazzurra. È lui uno degli artefici principali della riscossa akragantina. "Io per consuetudine non porto cimeli a casa - dice il tecnico catanese -, ma questa dell'Akragas la custodirò come olio santo mettendola accanto a quelle del Cosenza e del Modica che porto nel cuore". Scene da libro "Cuore" a comprova di quanta sentita era la necessità di abbandonare il purgatorio dell'Eccellenza, categoria in cui l'Akragas per troppo tempo vi è rimasta invischiata. "Ringrazio i tifosi dell'affetto con cui quest'anno ci hanno seguito, sia in casa che fuori - aggiunge Rigoli - ma anche gli avversari, e sono stati diversi, che ci hanno dato gli stimoli giusti per arrivare a cogliere un obiettivo per il quale ci eravamo preparati ma che non era scontato cogliere". Per il presidente Silvio Alessi gli sforzi fisici ed economici fatti dalla società per raggiungere la meta sono sopportabili se raffrontati con l'entusiasmo, la passione, la partecipazione del pubblico agrigentino che non ha mai abbandonato per un istante la squadra nella sua straordinaria cavalcata verso il successo finale. 

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