RIBERA. Il Verdura, che non è un ”fiumiciattolo”, come ha dichiarato nei giorni scorsi un dirigente della Protezione civile regionale, ha rotto gli argini ed ha invaso quella che doveva essere una sorta di ”zona franca” per consentire in asciutto l’avvio degli attesi lavori di ricostruzione del ponte crollato rovinosamente il 2 febbraio scorso, solo per un miracolo senza danni a persone e cose. Il pericolo di esondazione, col rischio di vanificare i lavori che una ditta appositamente incaricata aveva eseguito per regimentare le acque del fiume e far sì che scorressero senza intaccare la parte danneggiata, avvertito già sabato scorso quando il fiume si era ingrossato notevolmente per le piogge e la grandine caduta abbondantemente nel ”saccense” e nel ”riberese” si è concretizzato. Le acque hanno invaso abbondantemente la ”zona franca” portandosi via anche i materiali che la ditta impegnata nei lavori aveva cominciato a collocare in vista degli interventi di ristrutturazione, che dovrebbero iniziare in pratica lunedì, stando agli impegni assunti dall’Anas nel corso dell’incontro che l’ingegnere Salvatore Tondi ha avuto in Municipio e alla luce delle ultime notizie arrivate circa l’affidamento dei lavori alla ditta Carmelo Cangemi di Tusa. L’affidamento, secondo quanto comunicato dall’Anas, è previsto domenica 10 marzo. Subito dopo dovrebbero avviarsi i lavori per la posa dei tubi di cinque metri di diametro che dovrebbero consentire il deflusso delle acque e che, una volta collocati, dovrebbero consentire il ripristino della viabilità sulla S.S. 115. Sta di fatto che la piena scaricatasi violentemente sul fiume un pò per le acque piovane e per quelle arrivate dall’invaso di Gammauta stracolmo può fare slittare ancora l’atteso inizio dei lavori. Questo ha provocato nuovo allarme in una città, che sta subendo le pene dell’inferno per la chiusura al transito con danni incalcolabili per l’agricoltura, ma in genere per la cittadinanza. I rilievi principali arrivano dal gruppo di ”No ponte, no voto”, che con una nota di Lillo Manto ha preannunciato per domani alle 11 nella sala convegni del municipio una manifestazione di protesta. Anche l’avvocato Serafino Mazzotta, leader del movimento che ha su ”Facebook” circa quattro mila ”amici”, ha steso un duro comunicato di protesta. ”La misura è colma”, ha scritto, sostenendo che quanto accaduto con l’esondazione ”è il risultato di scelte scellerate e non rispettose delle esigenze, necessità, bisogni, urgenze, doveri che ogni giorno caratterizzano la vita di tutti noi”. ”Non è più possibile - ha detto - che altri regolino la nostra vita e ci costringano a trascorrere delle ore sulle auto, sui pullman, sui camion, sui trattori per bypassare 20 matri di ponte crollato”. Mazzotta ha preannunciato ai sindaci di Sciacca e di Ribera perchè, se lo ritengono, avvisino il Prefetto di Agrigento di essere pronti ad iniziative che finora, per senso di responsabilità e per il rispetto dovuto alle Istituzioni, si sono volute evitare. ”Di fronte all'indifferenza, alla sufficienza, alle Autorità che vogliono messe per iscritto le ragioni per le quali chiediamo di incontarle - ha dichiarato l’avvocato riberese - dobbiamo mettere da canto ogni indugio”. Mazzotta ha detto ai sindaci che se entro 48 ore non vi saranno evidenti e palesi progressi (tipo, per esempio ma non solo, la Scirinda completamente asfaltata e percorribile nei due sensi di marcia: i nove enti lo possono fare in qualche ora, se lo si vuole) sono pronti ad occupare le Sale Consiliari di Sciacca e Ribera ed a bloccare il transito a Verdura all'altezza del bivio per Caltabellotta.
Il fiume Verdura si è “ingrossato”: avvio lavori per il ponte a rischio
L’abbondante acqua piovana e quella arrivata dal Gammauta hanno fatto rompere gli argini
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