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«Noi costretti a restare ad Agrigento» Protesta degli abitanti delle Pelagie

A causa dell’incendio avvenuto sulla motonave Palladio: «Ci sentiamo abbandonati da tutti»

AGRIGENTO. Senza certezze. Almeno temporaneamente. E' il dramma che, in questi undici giorni, stanno vivendo decine di cittadini di Linosa, «costretti» a rimanere ad Agrigento a causa dell'incendio avvenuto sulla motonave Palladio. Proprio per le condizioni meteorologiche non certo favorevoli, la nave in sostituzione non è ancora riuscita a ripartire da Porto Empedocle. Ieri mattina, i passeggeri della Palladio hanno, infatti, deciso di organizzare un sit-in di protesta davanti agli uffici della Prefettura di Agrigento per mettere in evidenza i propri disagi e difficoltà sulla vicenda che sembra non avere una parola fine. "Non sappiamo più dove andare e come affrontare questi giorni - ha detto Elvira Gabriella Tuccio - perché stiamo vivendo una situazione davvero paradossale. Ho una bambina di soli venti mesi e necessita di essere lavata ma rimane con gli stessi vestiti da più di una settimana ormai. Ci sentiamo abbandonati da tutti. Siamo venuti qui in Prefettura affinché qualcosa possa smuoversi e per far sì che qualcuno sia dia una mossa per venire incontro alle nostre esigenze". Anche Angelo Tuccio la pensa così: "Quando si verificano sbarchi clandestini - ha detto - viene subito proclamato lo stato di emergenza con tanto di elicotteri e motovedette, riuscendo a sbloccare tutto. Non appena, invece, abbiamo noi delle difficoltà nessuno riesce a far nulla e siamo costretti a vivere giorni e giorni con mille problemi. C'è gente che ha bisogno di riprendere a lavorare, altri stanno cominciando ad avere problemi economici. Non è pure questa emergenza?" - dice in maniera convinta il cittadino di Linosa. Stesso pensiero e stessi guai per Ornella Saltalamacchio: "Siamo venuti ad Agrigento per motivi importanti, come ad esempio per il vaccino ai nostri figli, e da undici giorni siamo letteralmente impossibilitati a fare rientro a casa causa un iter burocratico abbastanza discutibile. Siamo obbligati a sostenere dei problemi che non ci competono. Non è normale che una nave non riesce a ripartire dopo quasi 15 giorni dal fatto. Sono arrivata insieme a mio figlio, e con lui sono bloccata qui in attesa che questa situazione possa concludersi. Non so veramente come andare avanti, una situazione troppo drammatica". E c'è chi ha chiamato direttamente al sindaco di Lampedusa, come testimoniato da Vincenzo Tuccio: "Ho telefonato al primo cittadino e non si è ottenuto alcun esito positivo. Siamo abbandonati dalle autorità competenti e nessuno ancora oggi si degna di fornici delle risposte concrete. Spero che all'inizio della prossima settimana posso rientrare a casa mia".

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