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Dopo circa 40 anni la Diocesi lascia la terra di Ismani

La decisione dopo la sparatoria in cui è rimasto ferito Don Angelo Burgio

AGRIGENTO. Come ampiamente annunciato, dopo la sparatoria in cui è rimasto ferito Don Angelo Burgio, la diocesi di Agrigento lascia la missione di Ismani. E lo fa dopo quasi 40 anni di servizio pastorale. A salutare la comunità africana è stato, don Luigi Mazzocchio, direttore dell'Ufficio Missionario, accompagnato da don Dario Morreale e dal seminarista Marco Farruggia. «A nome del Vescovo Francesco Montenegro e di tutta la Diocesi di Agrigento - ha detto Don Mazzocchio - ringrazio Dio per tutto quello che ci ha donato affinchè servissimo in questa terra credenti e non, cattolici, protestanti, musulmani e animisti». Ringraziamento è stato rivolto a coloro che hanno servito con dedizione e "dovere come inutili servi di Gesù" la comunità locale, dai sacerdoti che si sono succeduti: don Saverio Catanzaro, don Saverio Taffari, don Filippo Mammano, don Ignazio Giunta, don Paolo Ferrante, don Luigi Mazzocchio e don Angelo Burgio; alle associazioni laicali missionarie con opere di apostolato e promozione sociale; ai vari volontari che hanno risieduto per diversi anni (Lillo Gugliotta di Montevago, Augusto Sbaraglia di Roma, Lina Russo, Selene Cimò, Roberta Zarbo e Alessandra Errore di Agrigento) ed ai volontari che nel periodo estivo si sono offerti per i progetti di adozione a distanza e i vari coordinatori (Roberta Di Rosa e Mimmo Gambino). Don Luigi ha anche ricordato gli aiuti che sono stati dati per sostenere circa 3.000 famiglie, 2.000 bambini, 900 studenti e 100 seminaristi ma anche i copiosi frutti spirituali raccolti (15.000 battesimi, 5 sacerdoti, 3 religiosi, 18 religiose e le comunità di base nei 22 villaggi) l'intensa formazione catechistica e spirituale, le opere di carità e quelle materiali (16 chiese, 2 dispensari sanitari, una scuola secondaria, una primaria, 3 asili, una scuola di falegnameria, 2 scuole di sartoria, 3 mulini, 1 officina di fabbro ferraio, un ostello per gli studenti, un Centro culturale dotato di biblioteca, sala computer e laboratorio musicale e infine la Casa di accoglienza di "Nyumba Yetu" per bambini sieropositivi o orfani dell'Aids).

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