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Porto Empedocle, minacce all’ex sindaco che denunciò gli strozzini

"È inutile che hai la scorta, ti ammazziamo": insistenti i messaggi intimidatori a Paolo Ferrara

PORTO EMPEDOCLE. Minacciato per il lucido resoconto, fatto ai magistrati, sulla gestione della politica e dei partiti a Porto Empedocle. Perché Paolo Ferrara, sindaco di Porto Empedocle fra il 2001 e il 2005, e nel 2011 candidato a sindaco con Italia dei valori, la politica l’ha conosciuta bene, ha avuto modo di guardarla dritta in faccia. E ai magistrati della Procura di Agrigento e a quelli della Direzione distrettuale antimafia di Palermo pare che di cose di raccontare ne ha avute tante. Ma Ferrara è anche colui che denunciò, e fece arrestare, gli strozzini nelle cui mani era caduto.

Negli ultimi giorni del 2012, Ferrara ha ricevuto una telefonata al cellulare. Non era d’auguri «per un sereno anno nuovo!». Ma era una telefonata di minacce. Una telefonata, di pochi secondi, fatta da un uomo, con accento marcatamente siciliano, composta, grosso modo, da queste parole: «È inutile che hai la scorta! Ti ammazziamo. E ammazziamo pure a loro!». Ferrara ha denunciato tutto alla polizia che ha già avviato le indagini. I poliziotti sono chiusi nel più stretto riserbo, ma, inevitabilmente, hanno già avviato il difficile lavoro di «incastro».

Perché Ferrara, nel corso degli anni, - da quando era sindaco della «Marina», appunto - di intimidazioni ne ha ricevute molteplici. Minacce, compresa quest’ultima, che sembrano tutte dello stesso tenore e pertanto riconducibili verosimilmente alla stessa «mano».

Paolo Ferrara, impiegato di banca, dopo le tantissime intimidazioni subite da sindaco, nel 2008, è destinatario di una busta con dentro due proiettili e un biglietto di minacce. Una busta che viene bloccata negli uffici postali. Da quel momento la svolta. Perché Ferrara racconta del vortice d’usura nel quale era finito. Riferisce ai poliziotti di quel suo debito da 100 mila euro, per il quale è stato costretto a pagare interessi tra il 110 e il 545 per cento. Diventa l’uomo chiave dell’inchiesta antiusura denominata «Easy money» che il 18 gennaio del 2010 porta, fra Porto Empedocle, Agrigento e Palma di Montechiaro, a nove arresti. Sono i suoi, ma non soltanto «suoi», presunti strozzini.

Da quel momento in poi, per Ferrara – che vive sotto scorta – non arriva affatto la pace. Le intimidazioni continuano infatti a susseguirsi. Il 10 settembre scorso, qualcuno lascia una busta con un proiettile inesploso e una lettera di minacce di morte su uno dei banchi della chiesa Madre di Porto Empedocle, laddove Ferrara stava per recarsi per assistere a una messa in suffragio della madre deceduta. Prima ancora, all’inizio di febbraio, qualcuno ha chiamato a casa degli anziani genitori, annunciando «l’imminente morte violenta del loro figlio».

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