AGRIGENTO. Giuseppe Arnone, l'avvocato ed ex consigliere comunale arrestato il 12 novembre per l'ipotesi di reato estorsione nei confronti di una collega, 24 ore dopo essere uscito dal carcere Petrusa di Agrigento, ha incontrato i giornalisti per cercare di chiarire la sua posizione. «Non è affatto vero che ho alzato il tiro per chiedere più soldi alla collega, - ha spiegato - la verità è che ho appreso che c'erano stati diversi altri episodi e se avessi accettato quell'accordo transattivo avrei commesso il reato di infedele patrocinio ai danni dei miei clienti che avevano denunciato la legale per estorsione e mi riferirono di altri episodi simili».
Le accuse contenute nell'ordinanza sono quelle di avere preteso molti più soldi rispetto alla fase iniziale prospettando, se non avesse pagato, «una violentissima campagna mediatica che avrebbe distrutto l'avvocato Picone sul piano personale e professionale».
Arnone replica: «Il 16 ottobre avevamo raggiunto un accordo alla presenza di altri tre colleghi e lei, il 25 ottobre, tentava di stravolgerlo pretendendo di firmare una liberatoria su altri episodi di cui presto inizio ad avere conoscenza. Le dico che non posso firmare perché l'accordo penalizzerebbe i miei clienti in maniera molto grave».
Arnone, durante la conferenza stampa, si è anche scagliato aspramente contro alcuni giudici.
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