ARAGONA. La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, che ipotizza il reato di omicidio colposo plurimo per la morte, avvenuta due giorni fa, dei fratellini Carmelo e Laura travolti dal fango dopo l'esplosione dei vulcanelli nella riserva Maccalube. È quanto emerge da un vertice sull'inchiesta al quale hanno partecipato il procuratore capo Renato Di Natale, il pocuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il sostituto Carlo Cinque. I magistrati hanno delegato le indagini ai carabinieri chiedendo l'acquisizione di documenti e parti. Tra le cose da accertare è la proprietà dell'area sulla quale è stata realizzata la riserva. Nel pomeriggio la Procura di Agrigento nominerà come consulente tecnico un vulcanologo.
Chi gestisce la Riserva, ovvero Legambiente, nei giorni scorsi ha spiegato la situazione del sito: “In queste ore - dichiara Mimmo Fontana, direttore della Riserva delle Macalube di Aragona -, soprattutto per rispetto a due genitori dilaniati dal dolore, vogliamo mantenere sobrietà e non dare adito in alcun modo all’individuazione di colpe o responsabilità per un evento che, siamo convinti, per le conoscenze di cui il mondo scientifico dispone, non era in alcun modo prevedibile”. E sugli eventuali rischi della riserva precisano: “È comunque doveroso distinguere tra pericolo e rischio. Il fenomeno è pericoloso, ma i rischi possono essere contenuti, come è avvenuto in questi 18 anni in cui circa 200mila persone hanno visitato i vulcanelli. Lo stesso vale anche per i vulcani come l’Etna o il Vesuvio”. E ancora: “Ogni volta che i sopralluoghi hanno rilevato anche il minimo segnale di aumento del grado di pericolo, la Riserva è stata immediatamente chiusa in via preventiva, come nello scorso mese di agosto. È innegabile che l’evento di ieri è stato di carattere straordinario. I fondi messi a disposizione per la gestione della riserva Macalube di Aragona sono stati poco più di 30.000 euro l’anno, destinati alle spese di funzionamento (affitto sede, utenze, carburante) e gestione ordinaria (pulizia e fasce parafuoco), non potevano essere destinati a interventi strutturali e di ricerca scientifica come una rete di monitoraggio fissa. Le operazioni di soccorso. Appena saputo dell’incidente, gli operatori della Riserva sono tornati immediatamente sul posto e hanno partecipato in prima persona al tentativo di estrarre le vittime”.
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