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Pepi, se la luce diventa l’architetto dello sguardo - Foto

AGRIGENTO. Come per un incantesimo, il mondo che frequentiamo diventa sempre più pura immagine. Il vedere è diventato il gesto più comune, gli oggetti di luce portano immagini fabbricate per il nostro sguardo, quasi in un'etica del vedere. Le foto di Giovanni Pepi propongono uno spazio che sta tra ciò che effettivamente vediamo e ciò che è possibile vedere e partono da un'angolazione intima, in un personale viaggio sentimentale e interiore dell'autore. Sembrano contenere un semplice e umano obiettivo: «Voglio che chi guarda le mie immagini percepisca ciò che ho provato io nel momento in cui le ho scattate».

Sono raccolti in un'antologica dal titolo emblematico, Il sentimento della luce, gli scatti realizzati tra il 2012 e il 2015: la mostra sarà ospitata dall'ex Collegio dei Padri Filippini, ad Agrigento - luogo di nascita di Pepi - fino all'11 aprile, è curata da Angelo Pitrone e Nino Giaramidaro, e organizzata in collaborazione con il Centro culturale «Pier Paolo Pasolini», la Provincia Regionale di Agrigento (Libero consorzio comunale), il Comune di Agrigento, e il patrocinio dell'assessorato regionale ai Beni culturali e all'Identità siciliana.

Una vocazione, quella di Pepi, coltivata a lungo, in una ricerca di mezzi espressivi che si sono dimostrati nel tempo tanto originali quanto spontanei, arricchiti di suggestioni culturali raffinate e puntuali. La sua fotografia è cresciuta sulla storia della pittura da lui studiata e amata, indagata. Pepi è giunto a una decantazione della luce-colore, fino a partiture di puro colore. Le sue sono immagini che accendono dissolvenze nuove e visionarie, che rivelano alla fotografia altre insondabili dimensioni. Lo sguardo penetra e attraversa, ricreando forme, spazi, atmosfere. Sono le magie stesse della luce, dell'aria, dell'acqua, trasferite nelle magie di una fotografia fatta delle medesime incorporee sostanze.

L'architettura di questi spazi di luce, di una luce-colore fatta di riverberi e di pulsazioni cromatiche che affiorano dalle superfici delle immagini si apre a profondità che permettono di continuare a respirare e vivere un sentimento quasi mistico della luce. Rendendo necessaria una rinnovata alfabetizzazione dello sguardo.

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