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Salso, decolla il monitoraggio dell’alveo Ma servono interventi di pulizia dei canali

AGRIGENTO. Un monitoraggio complessivo del fiume Salso, nella parte che ricade nel territorio di Licata, è stato avviato dal dipartimento Urbanistica e Gestione del Territorio del Comune e dalla Protezione Civile cittadina. Monitoraggio che si rende indispensabile dopo quanto accaduto domenica scorsa. A dire il vero già a partire dalla tarda serata di sabato il corso d’acqua, che nasce nella Madonie ed ha la foce a Licata, è stato tenuto sotto controllo dalla Protezione Civile, ma i rischi maggiori alla città sono stati provocati domenica mattina. Dalle 9.30 alle 11.30 si è registrato il picco della piena, con la portata idrica che è stata pari a mille metri cubi al secondo. Un vero e proprio muro d’acqua che correva verso il mare, trascinando via tutto ciò che incontrava sulla propria strada. Il livello del fiume è arrivato fino ad un metro dal punto in cui l’argine è più alto. Se la pioggia avesse continuato a cadere lo straripamento sarebbe stato inevitabile, ed in città avrebbe potuto creare una vera e propria devastazione. Per fortuna nei centri a monte di Licata, concentrati soprattutto nelle province di Caltanissetta ed Enna, nella tarda mattinata ha smesso di piovere ed il livello del fiume si è via via abbassato. Ciò ha consentito a tutti di tirare un sospiro di sollievo. Certo, la Protezione Civile ed i volontari delle associazioni cittadine erano pronti ad intervenire in caso di emergenza, ma un’alluvione come quella degli anni ’70 avrebbe provocato comunque danni molto ingenti alla città, finendo anche per mettere a rischio vite umane.
Nei primi due giorni della settimana il monitoraggio del corso d’acqua è stato complessivo ed ha riguardato sia la parte del fiume che ricade nell’abitato, che è quella in cui il letto è più largo ed ha una maggiore capienza idrica, sia quella che si trova a monte della città, soprattutto nelle contrade Stretto, Piana e Bugiades. In questi ultimi siti lo straripamento, domenica, c’è stato, ma ha finito per provocare solo lievi danni alle coltivazioni.
Ora Urbanistica e Protezione Civile, dirette rispettivamente da Vincenzo Ortega e Giuseppe Ferraro, sono al lavoro per la messa in sicurezza dell’alveo che passa attraverso un ripristino strutturale. Si sta pensando all’installazione di nuove casse di espansione, di riarginature e di scolmatori, ma è ovvio che non si deve trascurare la possibilità di ripulire i canali di scolo. In occasione dell’ondata di piena che si registrò all’inizio degli anni ’90, come si ricorderà, il fiume allagò la Piana e buona parte dell’acqua finì nel mare di Mollarella. La spiaggia venne raggiunta proprio grazie ai canali di scolo. Canali che sono ancora operativi, ma vanno ripulite dagli sterpi e soprattutto dai canneti che nel corso degli anni vi sono cresciuti. Bisogna, insomma, prepararsi per farsi trovare pronti nel caso in cui si registrasse una nuova piena.

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