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Docenti Ipia, protesta ad oltranza

Continuano i disagi per gli studenti dell’istituto «Fermi» rimasti senza classi dopo la chiusura del plesso. Niente aule e laboratori

AGRIGENTO. Assemblea permanente, a partire dalle 8.30 di oggi, all'interno dell'Ipia Fermi, da parte dei genitori degli studenti. Accanto alle famiglie, vi saranno anche i docenti. Una protesta pacifica, ma ad oltranza, fino a quando non sarà trovata una soluzione consona. Famiglie ed insegnanti chiedono, inoltre, l'intervento del prefetto, Francesca Ferrandino, affinché - requisendo dei locali degni d'essere chiamati aule scolastiche - si risolva l'emergenza dell'Ipia Fermi di Agrigento. Le aule che sono state fino ad ora trovate, e con notevoli difficoltà, non sarebbero, infatti, idonee al regolare svolgimento delle lezioni. Per accedere ad alcune vi sarebbero, addirittura, rischi per la sicurezza. Parla Maria Passarello, docente storica dell'Ipia Fermi. E parla a nome di tutti gli altri insegnanti dell'istituto di istruzione, nonché delle famiglie.

«Siamo stati abbandonati - dicono, dunque, con voce unanime tutti i docenti dell'Ipia Fermi - . Anzi, di più siamo stati bistrattati. Le ultime due stanzette che ci hanno concesso allo Sciascia - spiegano - non sono nient'altro che degli spogliatoi. Per accedere alle nove aule che ci sono state date alla scuola Tortorelle dobbiamo farlo attraverso una scala antincendio esterna, che è tenuta su con il fil di ferro. Non c'è sicurezza per i nostri ragazzi e nemmeno per noi lavoratori - hanno proseguito gli insegnanti dell'istituto professionale per l'industria e l'artigianato - . Le classi che ci hanno dato al Majorana? Sono in piani diversi e con le colonne davanti.

Una delegazione ha visionato i locali a Monserrato, ma a quanto pare vi è un contenzioso aperto e non se ne può fare nulla. Ecco, perché - incalzano - stiamo chiedendo, e lo facciamo a gran voce, l'intervento del prefetto Francesca Ferrandino. Abbiamo bisogno di incontrarla perché riteniamo, a questo punto, che sia necessario, indispensabile, un suo intervento. I locali, in questa grande città devono esserci. Anzi, sappiamo che ci sono. Bisogna requisirli».
Intanto dall'Ipia Fermi, stando a quanto riferiscono i docenti, molti studenti hanno deciso di ritirarsi e sono, adesso, costretti, seppur giunti al quarto o al quinto anno di studi, a cambiare indirizzo scolastico. Perché ci sono indirizzi dell'Ipia Fermi che altri istituti non forniscono. Si tratta di studenti che giungevano ad Agrigento, proprio per i particolari ed innovativi indirizzi di studio dell'Ipia. E vi giungevano da Sciacca, Ribera, Cammarata e Canicattì. «Questi alunni non ce la fanno, non ce la possono proprio fare a prendere l'autobus per rientrare a casa alle 19. Le famiglie sono disperate, a qualcuno non resta che indirizzare il figlio in istituti privati, ma non tutti se lo possono permettere».

Attualmente, questa è la situazione: 11 classi fanno lezione regolarmente la mattina fra gli istituti Nicolò Gallo, Leonardo Sciascia e Brunelleschi. Di pomeriggio, tocca, invece, ad altre 32 classi. Il diritto allo studio, in questo modo, è ufficialmente calpestato.
«È mancata - concludono i docenti dell'Ipia Fermi - la sinergia con le altre scuole e noi, adesso, invocando l'intercessione del prefetto Ferrandino, siamo qui a chiedere una soluzione per i nostri studenti. Stiamo difendendo il loro diritto a voler studiare. Se ci fossero stati i figli dei professionisti che frequentano il liceo - chiosano i professori dell'Ipia - probabilmente, a quest'ora, sarebbero stati ospitati in qualche albergo».

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