LAMPEDUSA. Sulle tracce di chi arriva, portando con sé la polvere del viaggio, la paura del domani, la voglia di riuscire. E sulle orme di chi non riesce a raggiungere la terra, ma che l’ha desiderata spasmodicamente. Il viaggio è iniziato da qui, da Lampedusa l’anno scorso e nell’isola si condensa di nuovo: perché “Cosmogonia mediterranea” fa intimamente e storicamente parte dell’isola dove è nata. E’ una storia privata di necessità.
Di raccontare, di trovare un appiglio, un approdo, di immergersi in una placenta liquida che permette di rigenerarsi. E di tracciare segni, lasciare simboli, abbandonare orpelli, per ritrovare un’essenza unica e senza pensieri grigi. E’ una necessità che ritorni nel luogo che l’ha virtualmente generata, soltanto in questo mare trova una sua ragione di esistere. L’installazione di Domenico Pellegrino - un profluvio pop di decori barocchi che prendono spunto dalle classiche luminarie di paese, inseriti in una figura che richiama la Sicilia - è nata come opera subacquea immaginata dall’artista per raccontare una vera e propria “visione sottosopra” del Mediterraneo.
Pensata per Lampedusa e adagiata per un solo giorno nei fondali della Guitgia nel luglio 2016, è stata riportata ieri (29 luglio) sui fondali dove rimarrà proprio nel punto in cui arrivano le navi che salvano i migranti in mezzo al mare.
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