Organizzata dalle associazioni “Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento” e “Associazione Fausto Pirandello”, vede la curatela degli storici dell’arte Fabrizio D’Amico e Paola Bonani e propone uno studio dell’opera dell’artista agrigentino circoscritto a un periodo storico cruciale, 1939-1945, che coincide con gli anni durissimi della seconda guerra mondiale. In mostra alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento anche opere inedite per ognuna delle quali c’è una storia da raccontare. Come quella della Fondazione Sicilia, “Primordi di Roma, Leggende”, bozzetto a sfondo mitologico “bocciato” dal regime fascista. E il curioso “I ranocchi” (o “I tre rospi”). A raccontarne la storia è Flavia Matitti, storica dell’arte e studiosa dell’opera di Pirandello. “I ranocchi – spiega la Matitti – fu acquistata alla III Quadriennale del 1939 dall’intellettuale siciliano Telesio Interlandi che, vicino agli ambienti fascisti, si rifugiò a Salò nel 1943. La sua casa, requisita dagli inglesi che vi stabilirono la redazione del giornale delle forze armate britanniche, è oggetto di saccheggio. Persino “I ranocchi”, dipinto su tavola, viene “sacrificato” alle esigenze del tempo di guerra. Tagliato in due dai soldati inglesi viene utilizzato per “chiudere una senza vetri. Solo la metà superiore del quadro è sopravvissuta. Quella in mostra alle Fabbriche”.
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